Il Csm è l’organo di autogoverno della magistratura. Non a caso la Carta assegna al Csm il compito di assicurare l’autonomia e la piena indipendenza della magistratura da ogni altro potere, dunque anche da quello esecutivo, e traccia una netta distinzione tra le funzioni del Csm e quelli del ministero della Giustizia, che deve curare «l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia», ferme «le competenze del Consiglio superiore della magistratura» (articolo 110). Non proprio un lasciapassare per trasferimenti di poltrona dall’una all’altra istituzione.
Il giudice Cosimo Ferri, figlio di un altro giudice prima socialista e poi molto berlusconiano, era stato nominato sottosegretario alla Giustizia nel governo Letta. Poi, incredibilmente, è rimasto al suo posto nel governo Renzi (ma non piace all’attuale ministro Orlando). Fin qui si tratta di “politica”.
Ciò che sorprende è che Cosimo Ferri è rimasto attivo nell’Anm (il “parlamentino” o “sindacato” dei giudici) mentre è anche al governo propio alla Giustizia, e con una delega pesante per la riforma. Una incompatibilità molto strana. Nessuno se ne è accorto?
In seno alla Anm si sono svolte le “primarie” per decidere i membri togati da presentare all’elezione in corso in questi giorni dei membri del Csm. Il boom di preferenze l’ha ottenuto proprio la corrente di Ferri e in particolare il candidato sponsorizzato dal sottosegretario, ovvero Luca Forteleoni, pm in servizio presso la procura di Nuoro, che è risultato il più votato con 1.411 voti, seguito dall’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, rappresentante di Unicost, con 1.294 preferenze.
Come se non bastasse, Cosimo Ferri ha pensato di inviare un messaggio sms di “sostegno elettorale” invitando a votare per i suoi due pupilli, usando le liste dell’Anm e firmandosi con nome e cognome.
C’è qualcosa che non quadra in questa storia. Non c’entrerà mica il “patto del Nazareno”?