Approvata all’unanimità dalla commissione Giustizia la scorsa settimana, la legge sul cognome dei figli, che abolisce l’obbligo di trasmettere quello paterno, lasciando così liberi i genitori di scegliere tra quello del padre o della madre o di entrambi nell’ordine da loro stabilito, ha avuto un epilogo a sorpresa.
Approdato ieri all’esame dell’assemblea, il testo è stato bloccato dall’opposizione di un gruppo trasversale di deputati, per di più di sesso maschile, che ha portato a rinviare la proposta di legge a una seduta da fissare.
“Si tratta di un atto che è la naturale conseguenza dell’ormai acquisita parità di diritti tra uomo e donna nella società occidentale”, ha commentato dispiaciuta e, in parte, anche amareggiata il vice-capogruppo Ncd alla Camera Dorina Bianchi in un’intervista a Formiche.net.
Concepita per dare seguito alla sentenza della Corte europea del diritti dell’uomo che nel gennaio scorso ha condannato l’Italia per violazione del principio di uguaglianza, la legge si muove sulla scia di quanto avvenuto in altri Paesi europei, come Spagna, Germania, Inghilterra e Francia.
Onorevole, cosa è accaduto ieri alla Camera?
“Ieri sono prevalsi un arroccamento ed un irrigidimento incomprensibili. La proposta di legge sul doppio cognome non mina la famiglia, non mette in discussione la paternità. Era un semplice atto di buon senso”.
Come valuta la proposta di legge sui cognomi?
E’ una norma di civiltà, che pone sullo stesso piano, sia quello giuridico che culturale, entrambe le figure genitoriali, introducendo un principio di pari responsabilità e dignità. In un certo senso, dunque, rafforza il concetto di famiglia, rendendola per certi aspetti più moderna ma non per questo la priva di valori o svuota di significato una delle due figure di riferimento.
Cosa pensa accadrà adesso?
Mi auguro che dopo un’ulteriore riflessione si possa approvare in fretta il provvedimento. Tra l’altro, tengo a ribadirlo, la proposta lascia libertà di scelta. Concede la facoltà ai genitori di scegliere quale cognome dare, entrambi o uno soltanto, introducendo peraltro un meccanismo per evitare che fratelli possano avere cognome diversi. Dunque, dove è il problema?
Chi e cosa ha portato a rinviare la proposta di legge?
Non credo sia mancato il coraggio, né che sia prevalso il partito trasversale del maschilismo e o quello di stampo patriarcale. Se ragioniamo con questi stereotipi non facciamo passi avanti, ma solo indietro. Non è certo un cognome che fa di un genitore una figura degna, o il contrario. E’ bene evitare di dare a questa legge significati che non ha.
Cosa si sente di dire ai detrattori della proposta?
Ai detrattori della proposta, dico che non si tratta di nessuna rivoluzione epocale, ma di una norma che allinea il nostro paese agli altri europei e recepisce una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia per violazione del principio di uguaglianza. Tutto qui, semplice e diretto. Mi auguro che la notte porti consiglio e che prevalga il buon senso, quello delle cose semplici e ben fatte.