Non è imbrigliando i partiti che la politica diventerà meno cinica. Il segreto semmai è nella trasparenza. E se a dirlo è Tony Podesta, “Il lobbista” per eccellenza come lo ha definito il settimanale americano Newsweek, non resta che crederci.
Come suggerisce il cognome ha origini italiane (i suoi nonni erano liguri di Chiavari), racconta in una conversazione all’hotel De Russie.
Soldi e potere sono pane quotidiano per Podesta e un binomio inscindibile in ogni parte del mondo, tanto a Roma quanto più ai piani alti di Washington, dove si disegnano i destini del mondo.
IL DIBATTITO DELLA FERPI
Fratello di John – prima braccio destro di Bill Clinton, ora consigliere di Barack Obama e presidente del think tank Center for American Progress – l’influencer è nella Capitale invitato dalla Ferpi, la Federazione relazioni pubbliche che tiene oggi nella sede di Civita un convegno sul fundraising in politica moderato da Lucia Annunziata e al quale hanno aderito anche i 5 Stelle con Walter Rizzetto.
Un evento che la presidente di Ferpi Patrizia Rutigliano ha inteso come “uno stimolo a dibattere di un nuovo modello italiano di sostegno ai partiti”, ora che il governo Renzi sembra intenzionato ad archiviare il vecchio metodo del finanziamento pubblico.
LA SENTENZA MCCUTCHEON
Per farlo ha deciso di attingere, attraverso l’esperienza di Podesta, dal modello americano, il più avanzato del mondo occidentale. E da oggi, forse, anche il più spregiudicato dopo che una sentenza della Corte Suprema molto discussa anche oltre Atlantico (il caso McCutcheon) ha eliminato il tetto di spesa complessiva per le donazioni di privati.
“Nulla di rivoluzionario”, dal momento esistevano già dei meccanismi per bypassare le norme. “C’è un tetto solo per i finanziamenti ai candidati, ma non ci sono limiti a quanto si dà ai gruppi indipendenti che poi finanziano i politici”, sostiene il lobbista. Che però sottolinea come potrebbe crearsi uno squilibrio ancora più ampio a favore dei donatori più abbienti, che saranno inevitabilmente più ascoltati degli altri.
IL SISTEMA SI RINNOVA
Eppure non tutto è scontato. Se da un lato ci sono soggetti come i fratelli Koch che investono fiumi di denaro per sostenere l’ala più radicale del Partito Repubblicano (25 milioni di dollari in pochi mesi per sconfiggere un pugno di candidati democratici al Senato, l’inattesa affermazione interna di David Brat su Eric Cantor e il sostegno a pensatoi vicini ai Tea Party come l’Heritage Foundation), dall’altro ci sono fenomeni come quello che ha portato all’ascesa politica l’attuale inquilino della Casa Bianca.
“Credo che Obama sia la persona che ha distrutto il sistema di finanziamento pubblico, che esisteva anche negli Usa. Ha capito che poteva raccogliere più fondi privatamente, rispetto a quelli ai 70 milioni di dollari imposti dal tetto pubblico e che il suo sfidante John McCain non sarebbe stato in grado di farlo. Quindi ha colto l’occasione guadagnando un vantaggio competitivo, racimolando un miliardo di dollari e fissando così un nuovo standard che credo sarà la regola per il futuro”. Il consiglio agli amici italiani e in particolare a Matteo Renzi (“tra lui e Obama ci sono diverse analogie, entrambi energici, pieni di aspettative e intenzionati a rendere più equilibrato il sistema“) è di “puntare sulla trasparenza”.
IL MONDO DELLE LOBBY
La medesima che per esperti e addetti ai lavori servirebbe nel settore delle lobby, habitat naturale di Podesta, che in Italia è una sorta di selva contraddistinta da un’assoluta mancanza di regole. Anche in questo caso il lobbista più potente degli Stati Uniti suggerisce di prendere esempio dal modello a stelle e strisce. “Avrà anche una buona dose di cinismo – spiega – ma di contro obbliga a una severa rendicontazione e che nonostante qualche norma da rivedere lascia poco spazio a zone d’ombra”.
Il pensiero corre però veloce alle serie americane come Scandal o House of Cards, che raccontano una Capitale ben differente, affamata di denaro, potere e affari, lontana dalla gente comune ed estranea a qualsiasi forma di ideale. Un’assoluta esagerazione per Podesta, come si addice ad una fiction.
“Ma se a Washington la guardano tutti con così tanta attenzione“, conclude sorridendo, “forse un motivo ci sarà”.