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Gli effetti collaterali del MH17

La tragedia dell’abbattimento del volo MH17 nei cieli d’Ucraina ha subito prodotto due effetti: a) nell’Unione europea, l’acuirsi della frattura interna con il ricompattamento degli “occidentalisti” e la marginalizzazione degli “orientalisti”; b) a livello globale, l’accelerarsi dei riallineamenti strategici in blocchi alternativi oltre a opportunismi tattici regionali.

L’Ue è già in grande difficoltà nel trovare un accordo di programma che soddisfi tutti i 28 stati membri, come è emerso nei negoziati in seno al Consiglio rinviato a fine agosto. La tragedia del MH17 aggiunge ulteriori difficoltà, perché richiederebbe una posizione politica comune forte contro i responsabili e in solidarietà con Olanda, Regno Unito, e Germania che hanno perso i propri cittadini in quel volo. Il gruppo di paesi Ue “occidentalisti” include tutti i paesi membri orientali oltre a Olanda, Belgio e Regno Unito. La Germania e l’Italia, ma in misura minore anche la Francia, hanno finora tentato di conciliare un “orientalismo” opportunistico con un “occidentalismo” dovuto. Dopo il crash del MH17 questi paesi non potranno non mostrare la loro solidarietà agli “occidentalisti”, a meno che non si dimostri che l’abbattimento del volo MH17 scagiona le responsabilità dei “filorussi” ucraini e della stessa Russia. Nonostante i molti buchi di intelligence nella ricostruzione degli eventi, la propaganda “occidentalista” sta vincendo. Seguendo questo scenario è piuttosto probabile che l’Ue sarà confrontata molto presto con la necessità di imporre un potente pacchetto di sanzioni finanziarie, che hanno un sostanziale significato anche politico, contro i responsabili. Per ora l’unico responsabile designato è la Russia che avrebbe fornito armamenti e personale ai “filorussi” ucraini.

Se tale decisione sarà adottata dall’Ue – non a caso l’ambasciatore ucraino a Roma ha già chiesto una riunione d’urgenza del Consiglio – allora si entra in una fase nuova della guerra: un grande shock dalle conseguenze politiche e finanziarie imprevedibili. L’Ue è già oggi ad un passo dalla deflazione e un tale pacchetto di robuste sanzioni alla Russia non potrebbe che accelerarne la caduta in depressione, o peggio, in una depressione permanente.

A livello globale si nota che da un lato i Brics stanno a gran velocità costruendo il loro sistema monetario e finanziario alternativo al dollaro. Il motivo di tale accelerazione risiede nel fatto che la più potente arma dell’Occidente nel mondo dollarizzato sono le sanzioni. Proprio per questo motivo, per depotenziare l’arma delle sanzioni, si deve avere un sistema alternativo al dollaro. In buona misura i progressi dei Brics sono stati significativi in tal senso, ma ancora non hanno raggiunto la massa critica sufficiente per dichiararsi immuni dagli attacchi occidentali. A termine, sul piano strategico emergerebbero due blocchi monetari, commerciali e finanziari alternativi. Questo spiega molto della “necessità” di imporre al più presto sanzioni capaci di far deragliare questo progetto.

Mentre ciò avviene, in Medio Oriente si sta ridisegnando la mappa geografica e geopolitica. L’opportunismo tattico ha fatto precipitare le azioni armate degli islamisti in Siria, Iraq, Gaza e Libia, e di concerto ha rafforzato la risposta armata di Israele che gode del sostegno politico degli Emirati Arabi Uniti e dell’Arabia Saudita. Seguendo una buona dottrina di ambiguità, la Turchia spera di recuperare terreno per giocare un ruolo post-Ottomano nel nuovo Medio Oriente che verrà. Ma la pedina più importante nello scacchiere è l’Iran. I negoziati sul “nucleare iraniano” non hanno prodotto gran ché, ma il fatto stesso che siano stati ricondotti ulteriormente è un discreto vantaggio per Teheran. Tuttavia, vista la situazione globale, le comunicazioni tra Teheran e Mosca si stanno intensificando. L’Iran non ha dimenticato che gli Usa hanno abbattuto nel 1988 un loro volo civile con 300 passeggeri inermi, e quindi difficilmente potranno seguire gli americani nel gioco “blame Russia”. D’altra parte, la Russia sa bene che “chi prima arriva meglio alloggia” che si traduce nell’offrire all’Iran una sicura sponda commerciale, verso tutti i Brics, precedendo l’arrivo degli occidentali. Un probabile avvicinamento tattico tra Rouhani e Putin avrebbe un effetto enorme nella politica mondiale.


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