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Non solo Gtech, ecco perche l’Inghilterra è sexy per le aziende

Più di millecinquecento nuovi progetti, sessantamila posti di lavoro creati e 110mila salvaguardati. Sono i numeri degli investimenti esteri nel Regno Unito relativi al 2013. I risultati sono contenuti in un report della UK Trade & Investment (UKTI) e confermano che l’Inghilterra rimane una meta di eccellenza (e fiscalmente conveniente) per le aziende di tutto il mondo.

FIDUCIA
Il report mostra il tasso di fiducia che gli investitori stranieri hanno nel business environment inglese. L’attrazione degli investimenti esteri nel Regno Unito è un elemento importante all’interno della ripresa economica del governo britannico e base del programma di crescita, in quanto apporta notevoli benefici economici e sociali per tutto il Regno Unito, sottolinea il rapporto. Inoltre, crea centinaia di migliaia di posti di lavoro e contribuisce ad aumentare la produttività e la competitività dell’economia britannica, portando in nuove tecnologie e know-how. Uno degli esempi di maggior virtuosismo – rimarca il report governativo – è il comparto aerospaziale, che con GKN Aerospace e Growth Partnership alimenta il cosiddetto super ciclo dell’industria aerospaziale mondiale.

OPPORTUNITA’
Parola d’ordine opportunità. Con una popolazione di oltre 60 milioni di cittadini, il Regno Unito è un mercato importante con oltre 500 milioni di potenziali consumatori. Gli investitori stranieri nel Regno Unito ricevono – è scritto nel report – il medesimo sostegno da parte del Governo e delle imprese nazionali, compreso l’accesso all’ UK Trade, la Rete globale e di investimento: un punto di avvio, con consulenti e analisti, da cui partire per esportare e fare business.

FACILITA’DI IMPRESA
La Banca Mondiale classifica il Regno Unito tra i i luoghi più importanti al mondo per facilità di fare business. In media in appena 24 ore si può registrare una società ufficialmente. La rimozione e la riduzione della ‘burocrazia‘ hanno già salvato imprese con sede nel Regno Unito per circa 1 miliardo di sterline e gli standard di corporate governance sono tra i più trasparenti al mondo.

FLESSIBILITA’
Il Regno Unito ha un mercato del lavoro flessibile con la normativa del lavoro declinata sia per proteggere il lavoratore sia per assicurare che le imprese possano operare efficacemente. Il governo britannico si è impegnato nel creare un ambiente fiscale altamente competitivo, con il tasso principale sulle società ridotto al 21% nel 2014 e 20% nel 2015: è il tasso più basso nei Paesi del G7.

DIVERSIFICAZIONE
Il Regno Unito dispone di una vasta gamma di attività, che vanno dal settore aerospaziale al manifatturiero avanzato, dalle industrie creative all’ICT, passando per petrolio e gas. Il Regno Unito è sede delle prime quattro università in Europa e quattro sono nei primi dieci a livello mondiale.

STRATEGIA
La strategia del governo è chiara: aumentare la produttività e la competitività dell’economia britannica, rafforzandone la posizione nel mercato degli investimenti diretti esteri globali grazie e servizi di qualità e un sistema fiscalmente conveniente. Ecco che il Regno Unito, come dimostra il report, rafforza la propria posizione di leadership come business location privilegiata in Europa per investimenti esteri diretti.

NUMERI
Nel corso del biennio 2012/213, UKTI ha registrato 1.559 progetti di investimento, con un incremento dell’11 per cento rispetto al 2011/12. Si tratta di progetti di investimento che hanno creato o salvaguardato 170.096 posti di lavoro, un aumento del 51% sul 2011/12. La stessa UKTI e i suoi partner è stata coinvolta nell’85% di questi progetti. Sono numeri che confermano il trend analizzato e poi diffuso da Ernst & Young e dal Financial Times, che confermano in modo oggettivo come il Regno Unito sia rimasto il numero uno in Europa per Investimenti Diretti Esteri (IDE).

CONCORRENZA
I numeri secondo il rapporto sono altamente significativi se si considera l’aumento della concorrenza su scala mondiale anche in virtù delle potenze emergenti. Secondo i rilievi della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e sullo Sviluppo, già nel corso del 2012 i valori di afflusso e sono aumentati rispettivamente del 22 per cento e 12 per cento.

CONTROTENDENZA
Mentre nel resto del mondo gli investimenti diminuiscono, in Gb no. Nel 2012 gli investimenti diretti esteri globali (FDI) hanno subito un meno 18%, come diretta conseguenza della crisi finanziaria. Gli Stati Uniti hanno accusato un meno 26%, la Francia un calo del 35%, la Germania dell’87 per cento. L’Inghilterra ha aumentato i propri numeri grazie alla forte fiducia che gli investitori stranieri hanno nel Regno Unito, in particolare in un momento di turbolenza economica globale.

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