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I gestori “responsabili” valgono 45mila miliardi $

Nonostante un 2013 vissuto con qualche travaglio nel finale, culminato con la notizia che sei fondi pensione danesi hanno lasciato l’organizzazione (Addio al Pri se pecca di governance), il Pri festeggia un periodo da numeri record, sulla scia del boom degli investimenti sostenibili e responsabili nel mondo. Secondo i dati diffusi dall’organizzazione che gestisce i Principi per l’Investimento Responsabile lanciati dalle Nazioni Unite le attività in gestione (asset under management) da parte delle società aderenti al Pri sono cresciute a oltre 45mila miliardi di dollari a fine di aprile 2014. Non solo. Il numero dei firmatari è cresciuto a più di 1.260 società ed enti dopo una decisa accelerazione del trend dei nuovi sottoscrittori.

L’aumento degli asset under management con etichetta Pri è attribuibile a una serie di fattori. Da un lato esiste un elemento per così dire tecnico, ovvero la recente performance del mercato azionario che ha fatto lievitare il valore degli asset già targati Pri. Dall’altro, come accennato, è stato fondamentale l’arrivo di nuovi firmatari, unito a un sistema avanzato e più preciso per il calcolo del valore delle partecipazioni sotto il nuovo quadro normativo sull’informazione del Pri. Tra il 2011 e il 2013, la modalità di registrazione di quanto gestito sotto il cappello dei Principi per l’Investimento Responsabile è stata ristrutturata superando l’approccio conservativo precedente. Secondo il direttore generale del Pri, Fiona Reynolds, «i dati aggiornati appena pubblicati sono il risultato di un’attività di rilevazione più rigorosa sull’attività di investimento responsabile globale. Oltre 800 investitori hanno comunicato come stanno attuando i Pri».

Da aprile 2013, si sono aggiunti più di 200 nuovi firmatari all’iniziativa delle Nazioni Unite, tra cui l’Università di Harvard Endowment (Stati Uniti), Credit Suisse Private Banking & Wealth Management (Switzerland), Green Investment Bank (Regno Unito), Unilever Pension Fund (Paesi Bassi ), Greater Manchester Pension Fund (Regno Unito) e Morgan Stanley Investment Management (Stati Uniti). Anche l’Italia è salita sul treno con rappresentanze istituzionali e associative importanti come Febaf (Federazione delle Banche, delle Assicurazioni e della Finanza).

 

 


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