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“Leo-appunti” non richiesti per chi marcia verso il blu

Ha scritto il premio Nobel George Bernard Shaw (autore tra gli altri de Il wagneriano perfetto, Il salone, Candida, Pigmalione, Saint Joan) che “le persone che progrediscono nella vita sono coloro che si danno da fare per trovare le circostanze che vogliono e, se non le trovano, le creano”. Quindi costruire ex novo, non ristrutturare, né rattoppare o ridisegnare. L’assunto potrebbe essere merce utile per chi si sta incamminando verso il colore blu della Leopolda, così come è stata ribattezzata la nuova era di dialogo e idee che, nelle intenzioni, dovrebbe accendere la lampadina di un futuro centrodestra italiano da contrapporre alla corazzata piddì di Renzi. E a cui mi permetto di segnalare alcuni “Leo-appunti” non richiesti.

Forse non sarebbe utile replicare cliché già usati. Accanto ad un decalogo tecnico (meno tasse, riforme, internazionalizzazione, meritocrazia) che sempre più spesso appare una costante immutata di vari movimenti ed associazioni (da Fermare il Declino in poi), sarebbe utile iniziare con il non riproporre schemi che in passato non hanno condotto la nave in porto. Sono dei dignitosissimi vademecum, intendiamoci, ma sembrano stilati in serie e i cittadini potrebbero riflettere sul fatto che oggi chi propone quei concetti è già seduto nel suo studio di Palazzo Chigi. E quindi non occorre chi li sciorina nuovamente con sinonimi o altri aggettivi. Bensì concentrarsi su rivoluzioni in serie come, per dirne una il poter aprire un’impresa in 10 giorni o l’abolire un Servizio Sanitario Nazionale che ha discrepanze di costi folli da regione e regione.

In secondo luogo massima attenzione dovrebbe essere riservata a chi dovrà interpretare il ruolo di attore e attore non protagonista o, per usare un eufemismo più volte citato negli ultimi giorni, di allenatore. I cittadini italiani del 2014 hanno resistito al rischio “estremismi” che in altri Paesi è stato perseguito con i risultati elettorali noti a tutti (Alba dorata in Grecia, Front National in Francia, Ukip in Gb e ancora Orban in Ungheria) grazie al variegato cuscinetto di Beppe Grillo, che ha catalizzato la protesta e il dissenso verso un sistema che, evidentemente, non ha prodotti buoni frutti.

Ma oggi quello stesso sistema deve necessariamente autorinnovarsi se intende ricrearsi una credibilità agli occhi di tutti: forza lavoro, imprese, investitori. Il Pd renziano, con i limiti e i meriti che la cronaca quotidianamente ci offre, vi sta riuscendo. Gli altri ancora no.
La cosiddetta “questione settentrionale” legata al federalismo fiscale e alle infrastrutture è ancora irrisolta. Non ne parliamo del meridione, stretto nella morsa della disoccupazione e delle fabbriche che chiudono o che vengono vendute all’estero.

Ecco che, quindi, occorrerà un glossario comune, che faccia veramente breccia tra le pmi venete strangolate dalla crisi così come tra il tessile che cede il passo alla concorrenza asiatica; tra dipendenti pubblici da rivitalizzare e tra chi -giovanissimo- è detentore di potenziali nuove idee imprenditoriali ma senza filantropia o una struttura universitaria all’altezza non ce la farà mai; tra le forze dell’ordine da non mortificare come tra pensionati e cittadini comuni, quelli che “fanno girare” i denari nelle comunità cittadine.
E soprattutto evitare i luoghi comuni legati a doppia mandata al conformismo, o le parole sciatte sull’Europa senza comprendere che oggi essere europeisti significa sforzarsi di migliorare quel contenitore non affossarlo né santificarlo a priori.

Ecco che la Leopolda blu, per non morire prima di nascere, ha solo una strada per augurarsi di essere un’alternativa credibile e dignitosa al Partito democratico: fare bene, fare il nuovo senza ombre del passato e farlo per tutti. Perché, come scriveva Majakovskij, “non rinchiuderti, partito, nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada”.

twitter@FDepalo



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