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L’epigenetica e il sogno dell’eterna giovinezza

Baby boomers è il termine utilizzato per definire le persone nate tra il 1946 e il 1964 (con un picco nel 1957 quando sono nato io). I baby boomers sono i figli e i fruitori dello sviluppo economico del dopoguerra. Oggi stanno entrando nella terza età, e sperano di rimanerci a lungo con una buona qualità di vita. La vita media in Italia ha ormai sforato la soglia degli 80 anni. Però più del 70% delle persone oltre i 65  soffrono di due o più patologie croniche come l’artrite, il diabete, il cancro, le malattie cardiache. Un terzo di chi arriva agli 80 anni è affetto dalla malattia di Alzheimer. Così i baby boomers rischiano di diventare un costo significativo per il servizio sanitario.

E’ possibile pensare di allungare ancora la nostra vita senza creare dei malati cronici a tempo indeterminato?

Studi epidemiologici suggeriscono che lo stile di vita o particolari assetti genici ereditati dai propri genitori possono ritardare l’insorgenza di alcune malattie croniche permettendo una vecchiaia più felice. La cosa interessante è che la protezione si estende a più malattie croniche come se esistesse un meccanismo che, se sfruttato opportunamente, potrebbe permettere di vivere più a lungo e meglio!

La speranza è che in futuro (spero prossimo) potremmo disporre di farmaci in grado di migliorare le nostre aspettative sia di durata che di qualità di vita.

Già oggi ci sono farmaci che aumentano la longevità negli animali. Farmaci usati nella terapia dei tumori o per prevenire il rigetto degli organi nei trapianti (come ad esempio la rapamicina) estendono la durata della vita nei topi. L’attivazione di proteine come le sirtuine aumenta la durata della vita nei topi. E sappiamo che queste proteine possono venir attivate naturalmente da composti come il resveratrolo presente nel vino rosso.

Si investe ancora molto poco nella ricerca in questo campo e non sappiamo se sia possibile identificare dei marcatori biologici dell’invecchiamento, come ad esempio l’accumulo di danni sul DNA. Ma già oggi assistiamo al lancio di alcune aziende biotech, come Calico, creata lo scorso anno da Google, che si propongono di mitigare l’invecchiamento e ritardare l’insorgenza delle patologie ad esso associate.

In questo senso vanno anche i lavori dibattuti di Steve Horvath, un genetista umano e biostatistico presso l’Università della California. Horvath ha identificato un orologio biologico cellulare che permette di leggere con una precisione impressionante l’età dell’individuo nel DNA delle sue cellule.

L’orologio di Horvath si basa sull’analisi delle modificazioni chimiche della molecola di DNA. Modificazioni che non alterano la sequenza del DNA si dicono epigenetiche. Negli animali, tra cui l’uomo, esiste una particolare modificazione che avviene sulla lettera (nucleotide) C (citosina) quando è seguita da una G (guanina). La sequenza CG in taluni casi può venir marcata con una bandierina (un gruppo metile) in modo da produrre C(metile)G. Horvath ha sviluppato un algoritmo che, sulla base dei profili di metilazione di centinaia di siti CG presenti nel genoma umano, fornisce una stima accurata dell’età della persona con un errore di meno di due anni. Le sue analisi suggeriscono l’esistenza di un programma che modifica il profilo di metilazione del DNA in modo controllato negli anni. Un programma che viene alterato in certe condizioni patologiche come i tumori.

Per molto tempo gli studi di Horvath sono stati guardati con scetticismo, non accettati dalle riviste scientifiche, non finanziati. Recentemente però le cose sono cambiate anche perché altri laboratori e industrie biotecnologiche hanno iniziato a riprodurli. Ad esempio, La Zymo Research, una società biotecnologica a Irvine, California, ha utilizzato il programma per misurare l’età di un campione di uomini e donne basandosi sul profilo di metilazione del DNA recuperato dall’urina. La correlazione è stata del 98%, con un errore standard di soli 2,7 anni (maggiore di quello di Horvath perché nell’analisi è stato utilizzato un numero inferiore di CG).

Il metodo di Horvath ha molte potenziali applicazioni. Ad esempio nella genetica forense perché fornisce indicazioni sull’età del criminale di cui è stato recuperato il DNA. Ma l’uso più interessante dell’algoritmo è quello di rilevare una discrepanza tra l’età epigenetica di una persona e quella anagrafica. Una discrepanza che potrebbe esser il segno di qualche stato patologico. Un studio della Gerontological Society of America, condotto su un campione di 2.100 uomini e donne con età compresa tra i 40-92 anni ha permesso di concludere che l’accelerazione dell’età epigenetica (ovvero un’età epigenetica maggiore di quella anagrafica) è indice di una maggior probabilità di morire nel prossimo futuro per qualche malattia. L’età epigenetica di una serie di tumori come quelli alla mammella, rene, polmone e tumori della pelle è in media del 40% superiore a quella dei tessuti sani, anche se in alcuni casi si verifica proprio l’opposto. La speranza è che in futuro l’orologio epigenetico possa venir utilizzato per diagnosticare e classificare le malattie.

Dato che le modificazioni epigenetiche come la metilazione sono reversibili, il sogno è quello di trovare un mezzo per riportare indietro le lancette dell’orologio e tornare giovani. Ma non è una cosa semplice anche perché alterare i profili di metilazione del DNA in modo non controllato può portare all’insorgenza di tumori. Esistono già “farmaci” epigenetici che iniziano a venir applicati alla terapia dei tumori. Ma la strada per arrivare a farmaci in grado di ritardare l’invecchiamento in modo sicuro è ancora lunga.

Molto rimane ancora da capire. Qual è il meccanismo biologico attraverso il quale agisce l’orologio epigenetico? La metilazione di CG è una causa dell’invecchiamento o solo un effetto? Rispondere a queste domande permetterà di aumentare la nostra comprensione dell’invecchiamento che è la premessa per capire come ritardarlo e continuare a fare una vita sana.

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