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Libia, ecco il piano di Renzi

Il tweet con cui il presidente del Consiglio italiano è intervenuto per segnalare la gravità della situazione libica non è stato un fatto episodico. Tutti i contatti internazionali avuti negli ultimi giorni hanno confermato in Renzi l’idea di giocare un ruolo di primo piano nella crisi del Paese che dopo la cacciata di Gheddafi non ha ancora trovato un suo equilibrio. Gli scontri più recenti a Tripoli e Bengasi sono solo l’ultimo campanello di un allarme che suona ormai da alcuni mesi e sui cui l’intelligence italiana non ha mai smesso di dedicare attenzione.

Adesso si tratta di capire cosa fare, come cioè l’Italia e la comunità internazionale possono intervenire. Se certamente ha ragione il presidente della commissione della Difesa del Senato, Nicola Latorre, nell’invocare un’azione della Nato volta a stabilire condizioni di pace e stabilità, è anche vero che proprio gli errori della precedente campagna militare (pur non paragonabile a quella eventuale ventura) ha creato le premesse per una significativa diffidenza della popolazione locale. I rischi di un’azione di terra sarebbero, oggi, forse troppo elevati. D’altronde la situazione sul terreno è considerata dagli osservatori presenti in Libia ancora sotto controllo, nonostante tutto. Anzi, per quanto clamore abbiano destato le ultime drammatiche notizie, si fa largo uno spazio di dialogo fra le diverse tribù e fazioni che passa dall’insediamento del nuovo Parlamento. Lungo un percorso ed una tempistica che sarebbero incomprensibili se non dentro la logica e la cultura del luogo, si sta lavorando per creare le condizioni che potranno poi consentire un più efficace intervento internazionale (che sarà anche e soprattutto di carattere economico, oltre che di peace keeping).

Naturalmente, si tratta di un processo non lineare che non può non essere seguito con attenzione e accompagnato con rispettosa discrezione. In questo contesto, Renzi ha chiaro che Europa e Stati Uniti non possano continuare a dialogare divisi ciascuno con il proprio inviato speciale. L’idea è che possa esserci una unica figura che rappresenti le Nazioni Uniti e l’Italia vorrebbe candidarsi ad esprimerla. Il presidente del Consiglio, stando a quanto si apprende, ha maturato l’opinione che la personalità di maggiore spessore e credibilità per questa specifica missione possa essere l’ex ministro degli esteri e premier Massimo D’Alema. Si tratterebbe di una indicazione forte e certamente di livello adeguato. Anche di questo avrebbero parlato il leader Maximo ed il suo rottamatore nel loro recentissimo incontro. Non è dato sapere l’esito. Ma forse presto lo scopriremo. Quel che è indiscutibile è che la Libia sia una nostra priorità e che serva un cambio di strategia oltre che di approccio tattico alla missione Mare Nostrum. Vedremo.



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