Dopo il disastro aereo del volo Malaysia Airlines, abbattuto giovedì scorso in Ucraina ai confini con la Russia con a bordo 298 persone, il presidente americano Barack Obama chiama nuovamente in causa il presidente russo.
“Putin – ha spiegato ieri il Capo di Stato Usa – ha la diretta responsabilità di assicurare che le indagini” sull’incidente “possano proseguire”.
L’APPELLO DI OBAMA
Obama ha ancora una volta ricordato che Mosca ha fornito i missili e l’addestramento ai ribelli, chiedendo al Cremlino di fare marcia indietro e aiutare Washington e i suoi alleati a ridimensionare la portata del fenomeno separatista. Non solo. il presidente Usa ha ribadito come molti uomini chiave tra i separatisti siano proprio di nazionalità russa.
“Per la Russia è il momento di essere seri” e porre fine a questo scontro. Se non lo farà, ha continuato Obama, ci potrebbero essere ulteriori sanzioni dopo quelle imposte dagli Stati Uniti la scorsa settimana.
LE PROVE CONTRO I RIBELLI
I ribelli filorussi, infatti, “continuano a ostacolare le indagini. Stanno rimuovendo le prove dal luogo. Che cosa devono nascondere?”. Per Washington, infatti, non ci sono dubbi: l’aereo è stato colpito da un missile partito da un’area controllata dai separatisti filorussi. E per gli Stati Uniti, come testimonia una lunga serie di riscontri elencati in una scheda informativa del Dipartimento di Stato, è Mosca ad avere fornito loro i missili terra aria senza i quali i ribelli non sarebbero stati in grado di abbattere aerei.
Vi sarebbero inoltre diverse intercettazioni telefoniche raccolte dall’intelligence di Kiev che testimonierebbero un collegamento diretto tra quanto accaduto e i ribelli filorussi.
L’IMPEGNO PER I DEFUNTI
Anche per questo è necessario per gli Usa che Mosca, collaborativa nelle sue dichiarazioni pubbliche, passi ora ai fatti. Nel frattempo, “il nostro focus immediato – ha concluso il presidente americano – è recuperare (i corpi, ndr) di chi non è più con noi, indagare e essere certi che la verità venga fuori”.