Da lunedì si vota a Palazzo Madama il Senato delle discordie. Il disegno di riforma voluto da Matteo Renzi che tante critiche ha ricevuto da politologi, giuristi, minoranza e parte anche della maggioranza di governo deve ora superare il fuoco incrociato di 7800 emendamenti.
Formiche.net ha chiesto un giudizio a Paolo Naccarato, senatore che ha appena lasciato Ncd per approdare nel gruppo “Grandi autonomie e libertà”, proprio per “facilitare il percorso delle riforme”.
Senatore, come giudica il nuovo Senato che esce dalla riforma Renzi-Boschi?
I giudizi si danno alla fine quando saremo di fronte ad un testo più definito. In Commissione è stato senz’altro fatto un gran lavoro, lo stesso ministro Boschi ed i relatori Finocchiaro e Calderoli hanno più volte ribadito che ulteriori migliorie sono possibili in Aula e dunque vedremo. Certo vi sono ancora aspetti controversi sui quali il pronunciamento dell’Aula sarà determinante. Ma ancor prima di una valutazione nel merito io considero imprescindibile ed irrinunciabile un aspetto fondamentale: anche se la riforma costituzionale sarà approvata con i 2/3 del Parlamento bisogna che ci sia il sigillo del popolo italiano attraverso un apposito referendum confermativo. E spero vivamente che tale esigenza sia condivisa dal Governo e dalla totalità delle forze politiche. Il popolo è l’unico sovrano reale e legale ed ogni modifica della carta costituzionale deve essere sottoposta al suo giudizio definitivo.
Il premier Renzi dice che chi la osteggia lo fa perché vuole mantenersi l’indennità. Condivide?
Penso sia stata una pura e semplice battuta… per quanto infelice… Gran parte del progetto di riforma costituzionale ha una buona condivisione al Senato e dunque non vi è una contrapposizione fra conservatori e innovatori. La consapevolezza di fare delle buone riforme è presente in ciascun collega senatore, naturalmente ognuno con la propria sensibilità, con i propri convincimenti, la propria formazione e coerenza.
Riuscirà la riforma a passare nonostante i frenatori? In caso contrario, si andrà al voto?
Se i comportamenti da parte di tutti, nessuno escluso, saranno all’insegna di un sano realismo, con la flessibilità giusta, si potrà conseguire l’obiettivo di una buona riforma ed essere approvata con un’ampia maggioranza. Si andrà al voto? Non si deve nel modo più assoluto, sarebbe esiziale per gli italiani. Nella situazione in cui si trova l’Italia sarebbe anzi un errore fatale in contrasto con gli interessi nazionali ed i sacrifici degli italiani interrompere la legislatura prematuramente. I mercati hanno mostrato di apprezzare il valore della stabilità e della continuità dell’azione di Governo. Solo così avremo maggiori possibilità di poter uscire dalla grave emergenza economica e sociale che affligge il nostro Paese ormai da troppo tempo e che coinvolge il futuro di tutti i cittadini e dei nostri figli. Glielo dico con schiettezza, invocare o minacciare elezioni anticipate nella prossima primavera come pure qualcuno paventa è un lusso che nessuno può consentirsi, neppure Matteo Renzi. Semmai ciascuno di noi deve fare la propria parte per incalzare il Governo a fare di più e meglio per consolidare la credibilità dell’Italia sul piano internazionale e rafforzarne fortemente autorevolezza e prestigio in Europa. Dico di più: dopo la sentenza di assoluzione di Silvio Berlusconi è auspicabile che la maggioranza si ampli ulteriormente e si rafforzi con grande senso di responsabilità, rispetto per gli interessi generali del Paese, il bene degli italiani, senso delle Istituzioni. Anche perché chiunque vincesse all’esito di elezioni anticipate nella primavera del 2015, con una campagna elettorale che molto probabilmente inizierebbe già dal mese di settembre, con la speculazione finanziaria internazionale che ripartirebbe di gran volata così come accadde nell’autunno 2011, spread alle stelle, Borse in altalena, ed investitori internazionali che tornerebbero dubbiosi rispetto al rischio Paese, ripeto, chiunque vincesse le elezioni politiche nel dopo elezioni si troverebbe a dover “obbedire” alla Troika ed al Fondo monetario internazionale e diventerebbe in larga misura il mero esecutore di politiche lacrime e sangue che verrebbero imposte al nostro Paese. Gli esempi da questo punto di vista non mancano di certo.
Sia Fitto che Vendola hanno parlato degli effetti negativi della “calamita Renzi” sulla politica italiana. Quanto Renzi l’ha sconquassata?
Matteo Renzi è un fenomeno a sé. Direi allo stato un unicum nella tradizione politica del nostro Paese che sta cercando di portare avanti un’azione dirompente rispetto ad una sensazione di immobilismo che si respirava. Se sarà vera gloria, come dice la poesia, lo diranno solo i posteri. Certo il bipolarismo così come lo abbiamo conosciuto non c’è più non solo per la crisi profonda in cui si trova la metà campo dei moderati, ma anche perché Matteo Renzi muove da posizioni di sinistra per sfondare al centro e soprattutto perché penso che la situazione spinga verso una distinzione più in stile americano che non europeo: le identità diventano secondarie rispetto ai programmi che si vogliono realizzare ed in prospettiva lo scontro politico sarà fra chi riuscirà ad essere maggioranza e chi sarà opposizione con l’ambizione di vincere la volta successiva all’insegna delle buone idee e dei programmi davvero realizzabili e con timing ben precisi, non con libri dei sogni. Da questo punto di vista, Corrado Passera sta avanzando una proposta politica innovativa ed originale e mi pare di capire che si candida a cogliere per primo questo aspetto fondamentale e strategico del futuro quadro politico che molto probabilmente si imporrà sempre di più nei prossimi mesi. Se così sarà e le sue idee convinceranno un numero sufficiente di cittadini italiani che decideranno di sostenerlo apertamente, si affermerà senz’altro come uno dei protagonisti della nuova stagione politica.
Perché secondo Lei Renzi tiene aperta la porta del dialogo con i 5 Stelle quando di fatto ha già chiuso l’accordo con Berlusconi?
Francamente andrebbe chiesto a lui. Certo il quadro politico si porta dietro insidie, incognite totalmente imprevedibili e nessuno sa davvero cosa ci riserva il futuro. Nessuno ricorda che PD e M5S sono, sia alla Camera che al Senato più o meno da soli, maggioranza assoluta, anche se le differenze profonde fra i due partiti permangono e non si capisce bene fin dove arrivano i tatticismi o dove inizia davvero la volontà di collaborare almeno su alcuni temi. Ma ora da questo punto di vista la strada diventa più stretta e su alcuni specifici temi dalle preferenze alle candidature plurime, all’immunità, alle modalità di elezione del Senato, e non solo, Forza Italia e Silvio Berlusconi e i dioscuri della nostra epoca il duo Grillo-Casaleggio sono davvero agli antipodi. O si sceglie l’uno o si sceglie l’altro con tutto ciò che ne consegue sul piano degli assetti politici generali.
Perché ha lasciato Ncd? Cosa non va nel partito di Alfano?
Ho partecipato con vero orgoglio alla fondazione di Ncd il cui certificato di nascita a mio parere ha una data ben precisa: il 2 ottobre 2013 allorquando 22 senatori con grande coraggio e tutto sommato temerari rispetto ai rischi anche personali che correvano, come si dice oggi ci hanno messo la faccia, salvando il Governo ed evitando che l’Italia sprofondasse nel baratro di una crisi senza prospettive che avrebbe portato al commissariamento del Paese, rischio sempre in agguato. Da quel momento, per qualche tempo, si è innestata una forte spinta propulsiva che avrebbe consentito a Ncd di volare alto al servizio del Paese anche per il ruolo strategico che avrebbe potuto svolgere per ricomporre e portare a sintesi una proposta politica moderata che ha smarrito la sua identità ed ha disorientato il proprio elettorato anche per le difficoltà che vive Silvio Berlusconi. Quella spinta propulsiva si è via via affievolita, purtroppo! Una clamorosa occasione persa. Ed il risultato elettorale ha sancito tale handicap. Ma auguro sinceramente ad Angelino Alfano ed a tutti i dirigenti di Ncd il miglior successo per il loro futuro senza alcun risentimento, tantomeno personale. Come avrà notato, sono andato via in punta di piedi, senza polemiche di alcun genere, coerente con il mio stile, tralasciando ambiguità e ipocrisie. Certo da domani tutto sarà ancora più difficile perché Forza Italia di Silvio Berlusconi, almeno per un periodo, riassumerà iniziativa politica a tutto campo e rafforzerà la collaborazione ed il confronto con il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed è possibile che gli spazi politici si riducano ulteriormente prevalendo al dunque fragilità che non sono state risolte a tempo debito e che oggi pesano come macigni.
C’è bisogno di un partito dei moderati alternativo a Renzi?
Non le so molto rispondere a questa domanda, d’istinto le direi: che senso ha? Oggi Renzi si candida ad essere lui il riferimento almeno di una parte del cosiddetto mondo moderato. Il problema non è tanto identitario quanto la capacità di essere in grado di dare al Paese le risposte che attende. Di aggredire e risolvere problemi. Di creare davvero sviluppo ed occupazione. Di restituire speranza e fiducia ai nostri ragazzi e far uscire il Paese da una sostanziale depressione che influisce anche sui consumi. La scommessa vera è sul futuro e chi meglio sarà in grado di presentare in modo credibile un percorso giusto con idee forti e vincenti per vincere i problemi che ci affliggono, al di là dei posizionamenti politici tanto più se si riferiscono a categorie ormai arcaiche. Insomma vince chi propone politiche più efficaci e risulta credibile agli occhi della pubblica opinione, restituisce orgoglio, entusiasmo e passione e soprattutto trasmette un messaggio di effettiva concretezza perchè gli elettori in Italia ed in Europa, ripeto, hanno più a cuore la soluzione dei loro problemi che non le pure e semplici appartenenze.