Due giorni fa il senato australiano ha votato (39 sì contro 32 no) l’abolizione della carbon tax, la decisione dell’Australia di abbandonare il ‘mercato del carbonio’ è molto importante e quasi sicuramente avrà contraccolpi anche sul sistema ETS europeo a cui il sistema australiano si sarebbe potuto in futuro collegare.
Il governo conservatore del primo ministro Tony Abbott ha ottenuto l’altroieri dal parlamento il via libera per lo stralcio della carbon tax, oggi pagata da circa 300 grandi aziende emettitrici di CO2 (in particolare aziende estrattive e produttori di energia elettrica) ed i cui costi venivano rigirati sui consumatori finali, la carbon tax secondo Abbott era un freno per l’economia autraliana e comportava una maggiore spesa per la famiglia media stimata in 550 dollari australiani in più ogni anno, in buona parte caricati sulle bollette elettriche. [1 dollaro australiano vale attualmente circa 0,94 dollari americani].
La tassa introdotta nel 2010-2011 dal precedente governo (laburista) è sempre stata piuttosto impopolare ed il partito conservatore di Abbott ha colto la palla al balzo e vi ha basato la propria campagna elettrorale. Il prezzo delle emissioni in Australia aveva infatti raggiunto prezzi tripli rispetto a quelli europei (circa 25 $ australiani per tonnellata di CO2 emessa ovvero 18 €, contro i 5-6€ dei permessi di emissione ETS europei).
Secondo i piani del precedente governo australiano il sistema di tassazione delle emissioni basato sulla carbon-tax si sarebbe dovuto trasformare dal 1°luglio 2014 in un sistema di emission trading simile a quello europeo e i prezzi si sarebbero allineati con quelli del sistema ETS europeo con cui il sistema australiano si sarebbe potuto in un secondo tempo collegare.
Oggi l’Australia è il paese con il più elevato livello di emissioni pro-capite tra i paesi industrializzati ed ha abbandonato il sistema principale per l’abbattimento delle emissioni, ospiterà a breve il prossimo G-20 dove Europa e Stati Uniti chiederanno conto degli impegni dell’Australia sul fronte climatico, anche in vista della conferenza di Parigi del prossimo anno in cui si dovrà parlare di obiettivi vincolanti sulle emissioni per tutti i paesi del Mondo. La Commissione Europea ha definito molto discutibile la decisione australiana di abbandonare il mercato delle emissioni. Una decisione ancor più dirompente se si considera che persino la Cina sta organizzando un mercato delle emissioni nazionale.