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Perché mister Spread torna a far paura

In area euro si è ieri ulteriormente amplificato l’andamento divergente tra tassi tedeschi (in calo) e tassi in area periferica (in aumento) con volumi in deciso aumento sia sul Btp sia sul Bund future.

IL CASO PORTOGHESE

Le tensioni ed i timori di effetto contagio suscitati dal caso Banco Espirito Santo in Portogallo (dopo il ritardato pagamento di interessi su titoli a breve da parte della controllante Espirito Santo International) rappresentano al momento il fattore di maggiore focus da parte degli operatori, cui si aggiungono le tensioni geopolitiche ricollegabili agli sviluppi della vicenda tra Israele e Palestina. Lo spread tra titolo decennale portoghese e tedesco si è così spinto fino a circa 280pb, massimo dallo scorso marzo.

I TIMORI SULL’EUROPERIFERIA

L’atteggiamento di maggiore cautela da parte degli investitori verso l’area periferica è stato evidente anche dall’esito dell’emissione del nuovo titolo a 3 anni greco, collocato per 1,5Mld€ a fronte di range obiettivo iniziale di 2,5-3Mld€. La domanda totale si è attesta intorno ai 3Mld€, ben lontana dai circa 20Mld€ del precedente nuovo titolo a 5 anni greco emesso solo lo scorso aprile. In questo contesto l’euro continua a permanere “pigramente” intorno ad area 1,36, ad ulteriore conferma di come presumibilmente gli operatori non stiano rivedendo l’esposizione verso l’area euro nel suo complesso quanto piuttosto stiano procedendo ad una ricomposizione della loro esposizione all’interno dell’area stessa, privilegiando i bond core.

Sul fronte BCE il membro Nowotny ha dichiarato che al momento non vi è bisogno di ulteriori misure a breve termine, “almeno non nell’ambito della politica monetaria”. Oggi sono attese le emissioni di Btp a 3, 7 e 15 anni fino a 7,5Mld€.

CHE SUCCEDE AI BOND USA

Negli Usa tasso decennale fermo intorno al 2,55%, dopo aver temporaneamente toccato quota 2,50%. Le ragioni alla base di tale andamento sono le stesse prima indicate con riferimento ali titoli tedeschi. Nel frattempo Pimco, il più grande fondo obbligazionario al mondo, ha dichiarato di aver ridotto a giugno l’esposizione sui Treasury, portandola al dal 50 al 47% portando invece l’esposizione verso i bond emergenti al 9%, livello massimo da marzo 2012. Nel frattempo Stanley Fischer, neo eletto vice presidente della FED, nel suo primo discorso pubblico dopo l’elezione si è schierato contro l’ipotesi di ridimensionamento delle grandi banche per evitare il problema del “too big to fail”.

Secondo quanto riportato da FT, la Fed starebbe valutando la possibilità (richiamata ieri anche nelle minute del Fomc di fine giugno pubblicate ieri) di rivedere il proprio target attualmente rappresentato dai Federal Funds. L’ipotesi sarebbe quella di prendere in considerazione un aggregato più ampio che tenga conto ad esempio anche delle transazioni in dollari effettuate tra banche al di fuori dei mercati Usa. Sul fronte macro, le richieste di sussidi per la disoccupazione settimanali hanno confermato la fase di miglioramento in corso del mercato del lavoro.


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