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Primarie aperte e rottura col passato. Il laboratorio Bologna per il centrodestra visto da Bignami (FI)

Primarie aperte a tutti senza distinzioni ideologiche, possibilità per l’elettorato di scegliere candidati e strategie a cui hanno assistito solo passivamente, consapevolezza che il bipolarismo Renzi-Grillo non si potrà rompere con vecchi cliché. Potrebbe partire da Bologna (“Siamo già pronti”) il nuovo impulso per il centrodestra italiano, così come lo dipinge Galeazzo Bignami, consigliere regionale e coordinatore di Fi.

Come saranno le primarie emiliane? Chi le organizza e con quali regole?
Mi auguro che le regole siano stabilite a Roma, ed è il motivo per cui non ci siamo ancora mossi. Io le avrei fatte subito, intendiamoci. Ma se lo facessimo a livello “domestico” il rischio è che poi in seguito venga visto come una soluzione sperimentale adottata in loco. Invece noi auspichiamo che ci siano regole chiare da applicare in tutta Italia.

Primarie aperte a tutti, quindi anche ad euroscettici come Lega e Fdi?
Assolutamente aperte a tutti, dai cattolici integralisti agli euroscettici. L’obiettivo è attingere da tutti i bacini, ciò consentirebbe di rendere un momento interno, quale la selezione dei candidati migliori, ad appannaggio dei cittadini con partecipazione e coinvolgimento. Quella scelta condivisa che secondo noi oggi manca all’intero centrodestra.

Anche Raffaele Fitto le ha annunciate ieri in Puglia.
Le primarie vanno assolutamente fatte. A Bologna siamo già pronti grazie a centinaia di volontari che animeranno almeno trenta seggi. Credo possano tradursi in decine di seggi anche in altre città d’Italia. Dal capoluogo emiliano, dopo le primarie, lanceremo un’altra sfida: una voce unitaria per il centrodestra del futuro.

Ripetere il clichè del ‘94 con la Cdl o avviare un contenitore nuovo?
I partiti sono degli strumenti, che vanno adattati al fine. È ovvio che tutto ruoterà dalla legge elettorale che sarà messa in campo. In caso di vocazione maggioritaria, sarà utile favorire le aggregazioni; in caso di vocazione proporzionale sarà più semplice ragionare su partiti che valorizzino le specificità. Per cui le future strategie credo passino dalla proiezione sull’assetto dell’Italicum.

Una legge perfettibile?
Così com’è è profondamente incostituzionale, in quanto presenta il paradosso che una lista che dovesse raggiungere il 18% potrebbe portare a casa il 55% dei seggi. Ciò premesso, l’Italicum favorirebbe delle aggregazioni, perché non vedo un solo motivo al mondo per cui un partito cosiddetto minore dovrebbe portare acqua e voti alla coalizione senza andare a seggio.

Che impatto mediatico sugli elettori avrebbe un riavvicinamento di Ncd a Fi di cui si legge in questi giorni, dopo la separazione dello scorso anno?
Ho letto una dichiarazione di Nunzia De Girolamo secondo cui la loro partecipazione al governo Renzi non è per Renzi ma per l’Italia. Il dubbio è che non sia né per il premier né per il Paese, ma per loro stessi. Hanno l’opportunità di smentirlo aderendo a questa nuova scommessa, federazione o partito unico si deciderà, compartecipando alla costruzione di un movimento unico di centrodestra. È ciò che auspichiamo in un sistema bipolare.

Come si scardina, da destra, il bipolarismo Renzi-Grillo?
Intanto dando voce alla maggioranza degli italiani che è dichiaratamente di centrodestra, anche se oggi non lo è più nelle urne. I cittadini hanno scelto di non votarci perché non hanno ritrovato nella proposta partitica di centrodestra una soluzione attendibile.

twitter@FDepalo

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