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Elezioni anticipate? Parliamone

La riforma del bicameralismo perfetto si sta arenando. Il Senato ha presentato migliaia di emendamenti che sono più di un ostruzionismo: decretano un vero e proprio boicottaggio. Matteo Renzi ha reagito ostentando da un lato risolutezza e dall’altro minacciando elezioni anticipate.

Tutto bene, se non fosse però che da noi, come giustamente ha rilevato Renato Brunetta, non è possibile per il premier né pretendere di ghigliottinare il dibattito parlamentare, né arrogarsi compiti che non sono i suoi. In Italia a decidere in materia è il presidente della Repubblica, ma soprattutto è la crisi parlamentare di un Governo. La Costituzione, si sa, dice chiaramente che il Quirinale scioglie quando vi è l’impossibilità del legislativo di esprimere un esecutivo. Prima di allora, nessuno può fare niente. Dunque, la sortita di Renzi è un bullismo da trattativa, senza rappresentare un vero pericolo istituzionale per nessuno. Anche perché con il secondo mandato di Napolitano è iniziata una specie di semestre bianco permanente. Le prossime elezioni le definirà, se non vi è un tracollo generale della situazione, il prossimo capo dello Stato. Quindi i tempi si allungano almeno alla primavera prossima.

Ad ogni buon conto, conviene osservare, anche se vi fossero elezioni anticipate, perché Forza Italia dovrebbe temerle? La mia è una provocazione, ma, a ben vedere, oggi lo status non è peggiore delle europee, e l’ipotesi che Berlusconi riprenda i voti finiti nel M5S e nell’astensione è tutt’altro che assurdo, dopo l’assoluzione al processo Ruby, e dopo che Galan e Cesaro sono finiti nei guai.

Naturalmente, se si avverasse l’ipotesi, molte cose oggi certe diverrebbero indefinite, anche perché le riforme in atto riguardano principalmente come si voterà e probabilmente verrebbero interrotte. Per il centrodestra sicuramente sarebbe necessario comunque il ricorso ad una coalizione più larga possibile per competere elettoralmente con il PD. Questa è una certezza.

Le ultime dichiarazioni di Alfano non sembrano far presagire uno scenario semplice in tal senso. Tornare a casa sarebbe, in un certo modo, perdere il potere, piccolo o grande, mantenuto con la propria separazione e non assicurato da una riunificazione. Inoltre, Formigoni ha chiaramente espresso una visione nebulosa del quadro politico, dicendo che anche la distinzione tra centrosinistra e centrodestra non è più realmente comprensibile oggi. Il che significa, in parole povere, che per l’NCD non è scontato, e neanche tanto interessante forse, lavorare ad alleanze che non siano puramente utilitariste con i forzisti. Inoltre, vi è un ostracismo diffuso ad affiancarsi alle destre. Alla fin fine, se non si vota per loro è meglio.

Per Forza Italia e i movimenti che sono a destra, invece, la valutazione è diversa. In questo contesto, una possibile alleanza tra Berlusconi, Salvini e Meloni rappresenterebbe un passaggio obbligato e tremendamente efficace. Senza dubbio verrebbero meno ambiguità e non sarebbero persi voti. D’altronde, la capacità elettorale soprattutto della Lega è quella più interessante, sia perché il confermato segretario è in gamba e sia perché i lumbard hanno comunque idee molto nette e quindi più in grado di mobilitare anche a livello nazionale l’elettorato moderato.

Diciamolo chiaramente. Se Renzi vuole votare, l’opposizione può rispondere con un sonoro “perché no!”. E una possibile alleanza Lega-Forza Italia permetterebbe subito di avere un alternativa chiara al progetto neo illuminista, e un po’ velleitario del PD, nonché all’incomprensibile irrazionalità grillina. Riaffermazione della sovranità comunitaria, gestione ferma della questione immigrazione, riforma della giustizia, rinegoziazione del patto di stabilità con l’Europa, defiscalizzazione per le imprese sono temi cari agli italiani e imprescindibili per il centrodestra. E, probabilmente, se ben presentati, gli altri non avrebbero partita facile.

In definitiva, non è il momento della mediazione e della paura. E’ un tempo difficile per spiriti forti, non per sottili mediazioni dorotee. Soprattutto vi è un bacino elettorale addormentato e stanco, praticamente non rappresentato più da nessuno, che sta scivolando nella povertà. Se nel caos depressivo, il centrodestra vince, quella di Renzi che minaccia è?


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