Hai voglia a organizzare assemblee di partito come ha fatto il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano nel fine settimana (in cui pure Umberto Pizzi si è divertito un po’ a scattare queste foto); hai voglia a scrivere lettere per ricomporre un centrodestra frastornato e spappolato come fa Silvio Berlusconi; hai voglia a dire che il Pil non cresce e la disoccupazione lievita come fanno le opposizioni.
I numeri sulla popolarità di Matteo Renzi non calano e la fiducia degli italiani per Mago Matteo aumenta, certifica Ilvo Diamanti sul quotidiano la Repubblica. Certo, la riforma del Senato non può essere l’architrave dell’invocata svolta renziana, ma le critiche e le perplessità sulla riforma hanno meno efficacia comunicativa dell’enfasi rottamatoria del duo Renzi-Boschi. Così come i rilievi di magistrati, Bankitalia e dipendenti della Camera per tagli, taglietti e sforbiciate veri o presunti per effetto del renzismo montante non fanno che accrescere le simpatie per il presidente del Consiglio e leader del Pd (che pensa a tutto, tranne che a fornire qualche delucidazione sulla vicenda dell’Agenzia per l’Italia digitale).
Davvero una bella grana per partiti e movimenti di centrodestra alla ricerca di non si sa di che cosa: pure la tanto evocata e invocata Costituente Popolare (ovvero i gruppi parlamentari unici fra Ncd, Udc e Popolari) sembra sia andata già in vacanza e arrivederci (forse) a settembre.
Anche perché Renzi appare sempre più come Matteo Pigliatutto. Occhio a quello che ha in mente il premier. Innanzitutto una bella e spigliata squadra di nuovi consiglieri economici, e non solo economici, in arrivo a Palazzo Chigi (chissà che gioia per il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan…): dal super bocconiano Guido Tabellini (che con Francesco Giavazzi e Luigi Zingales si è prodotto negli ultimi tempi in giravolte memorabili su euro, debito e spesa pubblica; giravolte descritte in questo pezzo da Edoardo Petti) all’ex prodiano e tramontiano Marco Fortis (che da anni non si autoflagella come la maggioranza degli economisti con statistiche anti italiane anzi dimostra come il sistema industriale e manifatturiero italiano sia più solido di quanto si pensi), dal leopoldino della prima ora Tommaso Nannicini a Veronica De Romanis, economista gia al Tesoro, biografa di Angela Merkel (ci metterà una buona parola a flessibilizzare la Cancelliera?) e moglie di Lorenzo Bini Smaghi, già nel board della Bce ma non proprio, anzi, pappa e ciccia con Mario Draghi, che negli ultimi tempi ha assestato almeno un paio di scapaccioni a Mago Matteo.
I fuochi di artificio nel carniere di primo ministro non sono finiti. Come informa oggi sulla Stampa Fabio Martini, Renzi entro la fine dell’anno vuole portare a compimento una riforma di “sinistra”, ovvero le unioni civili (con i berlusconiani alla Francesca Pascale già pronti ad festeggiare), e una riforma di “destra”, che oppositori alla Maurizio Sacconi non potranno non votare (forse).
Si avvererà così il sogno renziano di costruire il Partito della Nazione, oltre la destra e la sinistra, ossia un partito di centro ma centrale? E’ il suggerimento che dopo la caduta del governo Berlusconi un berlusconiano doc come Giuliano Ferrara diede dalle colonne del Foglio. L’Elefantino la ribattezzò Alleanza per l’Italia. Il partito non fu costruito, ma nacquero i governi Monti, Letta e Renzi. Ovvero alleanze per l’Italia, partiti della Nazione de facto.
Che fare per il centrodestra? Si scorge una lunga traversata nel deserto… Auguri.