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Tutte le colpe di Renzi sulla riforma del Senato

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi apparso su Italia Oggi

Matteo Renzi sta sprecando, con la riforma del Senato, un momento magico che non era mai capitato a nessuno nella vita del paese. Tutti i leader politici e sindacali avevano infatti capito che gli elettori, plebiscitando Renzi, gli avevano dato il mandato di cambiare il paese, riducendone innanzitutto la bardatura istituzionale che era diventata un fattore di impotenza e che, assieme, l’aveva fatta diventare il ricettacolo degli interessi partitici più vergognosi.

Renzi era quindi arrivato alla premiership con la licenza di fare quel che voleva. Ha tagliato, ad esempio, del 50% i permessi sindacali retribuiti dalla pubblica amministrazione senza che i sindacati dicessero bau. In altri momenti, avrebbero minacciato uno sciopero generale di 15 giorni. Non a caso, inoltre, Renzi è riuscito persino a far accettare ai senatori il loro suicidio. Operazione, si capisce facilmente, impossibile da ottenere se non perché le capacità di difesa dei senatori (e delle forze partitiche che li sostenevano) si erano ridotte a niente. In campo psicologico, questo atteggiamento è l’anticamera del suicidio.

Renzi che cosa ha fatto, potendo contare sull’inusitata disponibilità dei senatori di fare harakiri? Lungi dal decidere, si è attorcigliato su se stesso. Non ha preso infatti quella palla al balzo (che, come tutte le palle, non sta in aria in eterno) e non ha proposto, in accordo con il mood dell’opinione pubblica, l’eliminazione pura e semplice del Senato. Renzi invece, preferendo il ghirigori alla linea diritta, ha preferito trasformare la Camera alta in un Senato delle autonomie come se Regioni e Comuni non godessero già di un potere eccessivo e non avessero usato questo potere anabolizzato, per sprecare fondi a spese di tutti gli italiani.

Il risultato è che Renzi si è incamminato in un cunicolo inestricabile di scelte e di contro scelte che appena assunte si allargano come i cerchi dell’acqua colpita da un sasso. L’eliminazione del Senato avrebbe comportato una riga di testo. La trasformazione (che, tra l’altro, ne manterrà i costi) è invece la traversata di una jungla col machete, in mezzo a imboscate d’ogni tipo. Con questa battaglia, Renzi è precocemente invecchiato perdendo lo smalto di un tempo. Ma se l’è andata a cercare lui.

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