Finalmente con l’accordo Alitalia sarà privata, da un punto di vista della mentalità aziendale. E c’è voluto l’arrivo del cosiddetto “commissario Hogan” a segnare una discontinuità rispetto al piano precedente. E’ questa la diagnosi sul matrimonio tra la compagnia di bandiera italiana e Etihad di Andrea Giuricin, esperto di economia e trasporti, docente all’Università Bicocca di Milano e fellow e dell’Istituto Bruno Leoni.
Rotte e servizi, qual è lo scenario dopo l’accordo tra Alitalia ed Etihad?
Il piano industriale forse non è eccezionalmente ambizioso, ma senza dubbio è credibile: questa secondo me la grande differenza dove si vede la longa manu di Hogan. Sa benissimo come è fatto il trasporto aereo, per questo punta molto sul mercato intercontinentale dove ci sono i margini maggiori. Il futuro prevede una concentrazione verso il mercato intercontinentale: nel piano si legge un aumento in quella direzione del 27%, dal 2015 al 2018. Per un vettore tradizionale non vi sono alternative, contrariamente si finirebbe per competere con i low cost.
Nuovo azionista, servizi, nuove rotte: l’Italia dunque ci guadagna dall’ingresso di Etihad?
Valuto l’accordo molto positivamente, e ben al di là del fatto che non vi sono altri pretendenti. Etihad è un soggetto molto serio, che ha proposto una soluzione seria e credibile grazie alla quale l’Italia aumenterà le proprie frequenze di voli diretti verso l’estero, circostanza che oggi non si verifica.
Ci sono dei punti dell’accordo che non condivide?
No, tutto è abbastanza chiaro. Il profitto per l’azienda si vedrà solo dopo tre anni fatte di traversate nel deserto, ma anche questo è un passaggio credibile. Assurdo pensare che in un solo frangente si possano risolvere tutti i nodi. Nel 2017-2018 l’azienda tornerà finalmente sana e starà in piedi da sola.
Che ruolo ha avuto il passo avanti di Poste Italiane?
E’ stato un rischio, nel senso che ha rischiato di compromettere il lavoro intero, tuttavia sembrerebbe che l’accordo trovato sia un compromesso accettabile per tutti. Finalmente con l’accordo Alitalia sarà privata, da un punto di vista della mentalità. E c’è voluto l’arrivo del cosiddetto “commissario Hogan” a segnare una discontinuità rispetto al piano precedente.
Un colpo all’immagine del Paese l’episodio dei bagagli abbandonati a Fiumicino?
Indubbiamente non è stata una bella figura, ma d’altro canto non è neanche una novità. Purtroppo uno dei nodi italiani è anche l’hub di Fiumicino. Alitalia ha sempre voluto costruire un proprio hub molto forte, Etihad vorrebbe svilupparlo ancora di più aumentando addirittura le frequenze, per cui da un punto di vista aeroportuale sarebbero necessarie delle misure favorevoli.
Cosa significherebbe perdere il “treno” Etihad?
Il fallimento della compagnia, dal momento che dopo la nuova ricapitalizzazione, Alitalia ha liquidità solo fino al prossimo ottobre. Oggi se tutto va bene si giungerà alla firma e solo tra due mesi partirà il vero e proprio cambio di proprietà. Senza questo accordo Alitalia non ha futuro e si ripartirebbe con un’amministrazione controllata con un’azienda molto più piccola, con molti meno passeggeri e meno personale.
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