L’Irak è sempre più nel caos. Mentre l’avanzata dei sunniti dell’Isis è stata parzialmente frenata – dagli attacchi aerei americani da una parte e dall’esercito curdo dall’altra, che ha riconquistato le città di Makhmur e Jalawla – si complica la situazione politica interna, con l’ex premier al-Maliki che preme per essere nominato al terzo mandato consecutivo.
UN TERZO MANDATO
Il premier uscente Al-Malaiki non vuole rinunciare al terzo mandato consecutivo a capo dell’esecutivo iracheno. Dalla tv di Stato ha annunciato infatti di voler sporgere denuncia contro il presidente Fuad Masum, reo di non avergli ancora affidato l’incarico di formare il nuovo governo, violando la Costituzione. Appoggiato dagli Usa, il presidente Masum potrebbe nominare un premier suggerito dalla coalizione sciita.
L’ESODO DELLE MINORANZE RELIGIOSE
Ventimila iracheni della minoranza Yazidi, costretta a rifugiarsi sui monti Sinjar (a nord dell’Irak), sono riusciti a fuggire dalla zona montuosa fortemente inospitale e priva di risorse, ma si temono cinquecento vittime uccise in una fossa comune dai jihadisti. Aiuti umanitari, tra cui cibo e acqua, sono stati inviati dagli Stati Uniti per tamponare l’emergenza.
UNA POLITICA DUBBIA
Mentre la crisi ribolle in Irak, dall’altra parte del’oceano la probabile futura candidata democratica alla Casa Bianca Hillary Clinton ha criticato aspramente la politica di Obama in Medio Oriente, definendola un fallimento.
INTERVENTO ITALIANO
“Stiamo chiaramente valutando una serie di altre iniziative in questi giorni che non riguarderanno solo il ministero degli Esteri, ma potranno riguardare anche quello della Difesa” ha dichiarato il ministro Federica Mogherini a Rainews24, aprendo a un possibile intervento italiano in Irak.