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Perché la Cina mette nel mirino antitrust Bmw, Mercedes e Toyota

Regole, controlli e una strategia diversa rispetto al passato. Nei programmi cinesi non ci sono solo lo shopping all’estero, in modo particolare in Italia come nelle ultime settimane si è visto, ma anche una diversa regolamentazione di un comparto finora non troppo seguito: quello automobilistico, destinatario di una serie di controlli dell’Antitrust.

AUTO
In Cina prende piede un’inchiesta in relazione a mille aziende automobilistiche: sono accusate di aver violato le leggi antitrust. L’ente contro il monopolio sta indagando in relazione a più di mille società cinesi e straniere. Secondo le accuse sarebbero stati gonfiati artificialmente i prezzi delle auto immesse sul mercato locale e i pezzi di ricambio. In modo particolare sarebbe stata coinvolta l’Audi su cui l’ente avrebbe individuato una violazione. La casa tedesca si sarebbe già detta pronta pagare una multa per chiudere la querelle.

MULTA
La divisione di FAW-Volkswagen Audi, secondo quanto pubblicato da The Economic Observer, potrebbe affrontare una multa di 1,8 miliardi di yuan (292 milioni dollari) per la gestione di un monopolio. Il rapporto afferma che la multa è pari all’1% del fatturato della società registrato nel 2013.

LE ALTRE
Nel mirino dell’antitrust di Pechino, dunque, anche le note Bmw e Mercedes. Il Paese sta affrontando grandi cambiamenti strutturali che pesano sulla crescita e di conseguenza anche sull’occupazione. Secondo la valutazione che emerge da alcuni analisti vicini a fonti governative, la leadership del partito potrà essere attuata solo se i cittadini conserveranno fiducia nell’esecutivo. E’ la ragione per cui dopo lo scandalo che ha coinvolto l’ex numero uno dei servizi di informazione del Paese, ora il governo non intende più rimandare la lotta alla corruzione.

STRATEGIA
Secondo quanto rilevato da Christoph Hein sulla Frankfurther Allgemeine Zeitung le autorità anti-monopolio puntano a settori molto diversi, che vanno dalle industrie farmaceutiche sino ai produttori di chip per computer. Lo scorso anno nel mirino degli ispettori cinesi sono finiti i produttori stranieri di latte in polvere multati per una violazione della norma che fissa i prezzi.

FIDUCIA
Dodici mesi fa la tematica del latte in polvere per bimbi era stata di grande impatto sulla popolazione, per via del frequente utilizzo, anche perché si erano verirficate delle morti sospette. Le conseguenze? Il produttore di chip Qualcomm è stato condannato un mese fa, mentre la Apple è stata cancellata dalla lista dei fornitori del governo. La legge anti-monopolio è stata introdotto nel 2008 e le violazioni possono essere punite con una pena fino al 10% delle vendite annuali in Cina.

ANTITRUST
Nelle ultime due settimane i cinesi hanno messo sotto osservazione più di 20 note aziende provenienti da America, Giappone e Germania accusati di aver violato le leggi sulla concorrenza, tra le quali Toyota. “Questo è un qualcosa che non abbiamo mai sperimentato. Davvero una cosa enorme”, dice alla Faz Geoff Raby, ex ambasciatore australiano a Pechino.

QUI USA
Dalle colonne del quotidiano tedesco, raddoppia la dose Kenneth Jarrett, presidente della Camera americana del centro economico di Shanghai, che offre la versione dei lobbisti americani e si dice molto preoccupato, in quanto le leggi non sono applicate allo stesso modo per le società straniere e nazionali. E sottolinea: “Ogni giorno ti svegli con la paura che un’altra società estera verrà controllata. La più grande domanda è: ma quanto tutto ciò dipende anche dalla politica industriale cinese? La Cina è frustrata perché la sua industria automobilistica perde quote di mercato?”.

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