Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Le manovre sulle prossime Regionali sono state improvvisamente messe sotto la lente d’ingrandimento dalla stampa nazionale. Tra gli altri ne scrivono La Repubblica e con ancora maggior evidenza il Corriere della Sera. Fa un po’ impressione un certo taglio degli articoli più impegnativi: la partita sarebbe solo dentro il Pd tra renziani e antirenziani con peraltro un ruolo assai furbetto del presidente del Consiglio in carica, pronto a sostenere anche personalità radicali, tassaiole e “stataliste” come l’attuale presidente della Regione Toscana Enrico Rossi pur di consolidare i suoi equilibri di partito e di governo.
Siamo dunque di fronte a un destino ineluttabile? Io, non credo. Anche nelle ultime elezioni amministrative insieme a una vittoria a valanga del centrosinistra che sfruttava le evidenti difficoltà del centrodestra (si consideri solo in che modo famigerato sia stata combattuta la campagna elettorale per il Piemonte) vi sono state alcune “eccezioni” (vedi Perugia e Padova) dove la voglia degli elettori di “cambiare” è prevalsa sullo sbandamento delle varie truppe di Forza Italia, Ncd, Lega, Fratelli d’Italia e così via.
Sappiamo di vivere in una nazione in cui parte rilevante dell’establishment e delle élite (e tra questi non pochi giornalisti) amano conservare l’esistente, diffidano dei cambiamenti. Però siamo avvertiti anche del fatto che una parte consistente della società è così scontenta da votare persino per gli spaesati grillini (peraltro un voto esclusivamente a “perdere”) pur di manifestare i propri sentimenti d’insoddisfazione.
Proprio nelle regioni rosse (o quasi rosse), in Liguria, Emilia, Toscana, Marche non è impossibile sfruttare la disaffezione per metodi centralistici, per la burocratizzazione delle amministrazioni, per l’insofferenza dei “governanti” verso la libertà della società, per l’indifferenza alle scelte di sviluppo. A 16 anni dal colpaccio di Giorgio Guazzaloca sindaco di Bologna, non è del tutto utopistico offrire un’alternativa che possa sperare anche in pur difficilissime vittorie.
Né è vietato credere di poter costruire una successione non in linea con la pessima amministrazione di Nichi Vendola in Puglia. Né difendere l’amministrazione di Stefano Caldoro, una sorta di gigante rispetto al suo dirimpettaio sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: e ciò vale anche per l’ottimo governatore del Veneto Luca Zaia (ancor più valorizzato se lo si confronta con lo sfascio del sindaco di Venezia Giorgio Orsoni). E così il governatore calabrese Giuseppe Scopelliti (pur azzoppato da una giustizia che talvolta ci pare un po’ troppo politicizzata) lascia un’eredità ben migliore di quella del suo predecessore di centrosinistra Agazio Loiero.
Insomma le partite possono essere ben più aperte di quel che si pensa purché le si affrontino con uno spirito che guarda alla società e non solo agli interessi dei vari ceti politici di centrodestra.
Così si devono costruire immediatamente piattaforme programmatiche con un minimo comun denominatore non stalistico, non tassaiolo e invece sviluppistico. Così si devono affiancare alle liste dei vari partiti di centrodestra liste civiche che si colleghino a quelle aree di società un po’ disaffezionate dalle varie peripizie a cui si sono sottoposti quelli che sono stati la base per pur numerosi governi nazionali di centrodestra in questi anni. Infine vanno avviate subito le procedure per poter tenere serie primarie almeno entro il mese di gennaio in modo da garantire candidati governatori capaci di suscitare reali appoggi popolari.
Mentre scrivo queste righe mi rendo conto di quanta fatica implichi lo sforzo che vengo a proporre. Ma se considero le grandi difficoltà che stanno di fronte alla nostra gente e il bisogno che tutto ciò implica di politica nuova ed efficiente, credo che valga la pena di mettersi a lavorare con dedizione (e questo sto facendo nella mia Liguria). E che sia possibile farlo pure con quella punta di intelligenza (e malizia) che dovrebbe riuscire a far trovare anche a chi “non è del giro” un po’ di spazio nei giornaloni nazionali.