Il Patto del Nazareno reggerà all’autunno? Sull’alleanza tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi molto è stato scritto. Sul versante renziano, l’accordo con l’arci-nemico di un tempo è stato giustificato soprattutto con il bisogno di una stampella parlamentare esterna per ovviare alla forte opposizione interna al PD. Sul fronte opposto, il collante dell’intesa è stato individuato talora in una convenienza personale dell’ex Cav – dismettere senza l’affanno elettorale pezzi dell’impero economico di famiglia – talaltra in un suo interesse politico – evitare agoni politici prima che sia ripristinata l’unità del centrodestra.
Non mancano poi giustificazioni di tipo simbolico: Berlusconi sosterrebbe Renzi perché quest’ultimo, rilegittimandone il ruolo, gli ha restituito la viabilità politica smarrita nel kafkiano mosaico di sentenze e campagne stampa demolitive degli ultimi anni. Negli ultimi giorni ha infine preso a circolare con insistenza l’ipotesi di una clausola segreta, una conventio ad excludendum con cui i contraenti del patto si impegnano a individuare assieme il futuro Capo dello Stato e fin da subito escludono Romano Prodi dalla rosa dei papabili.
Quale che sia la spiegazione dell’inedito sodalizio, e quali che siano i suoi reali contenuti, è ormai certo che a breve esso subirà una formidabile prova. Le sollecitazioni verranno ancora una volta dall’economia, dove l’esecutivo appare in seria difficoltà. A proiettare nubi nere all’orizzonte è la crescita nulla dell’economia tricolore, ma anche l’approccio di Palazzo Chigi. Quest’ultimo ha ad esempio puntato forte su una politica di tagli alla spesa pubblica, la cui entità reale con ogni probabilità si rivelerà di gran lunga inferiore alle attese del governo. Senza contare che i risparmi teorici dei tagli sono già riallocati in nuova spesa dalla politica in cerca di consenso, come segnalato da Carlo Cottarelli nel suo j’accuse di qualche giorno fa. A questo elemento si aggiungono altri passi controversi, come la scelta di Matteo Renzi di insistere con il taglio IRPEF da 80 euro per le famiglie, abile mossa politica ma scelta economica di dubbia efficacia. Con le tendenze deflazionistiche in atto, le famiglie rinviano infatti le proprie scelte di spesa e i consumi non ne hanno alcun beneficio.
Non è chiaro se Renzi metterà mano a una correzione autunnale o farà correre il deficit o, ancora, opterà per una manovra infarcita di improbabili nuovi tagli e recuperi di gettito fiscale da lotta all’evasione nel segno della peggiore Prima Repubblica. Resta il fatto che in autunno gli italiani dovranno mettere mano al portafoglio per le scadenze fiscali, tra cui quella pesantissima delle imposte sugli immobili. Per il centrodestra la prospettiva di scarrocciare tra la Scilla di nuove tasse e la Cariddi di un castigo di mercati e partner europei è dunque un autentico incubo. E il primo, vero stress test del Patto del Nazareno.
Francesco Galietti (fondatore di Policy Sonar)