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Ecco come l’Italia monitora i combattenti jihadisti

Il viaggio del premier Renzi in Irak, la presidenza di turno dell’Unione Europea e il voto favorevole alla fornitura di armi all’esercito curdo hanno esposto maggiormente il nostro Paese ai rischi del terrorismo.

Dopo le indiscrezioni raccolte dal quotidiano britannico The Guardian che contava nella zona settentrionale della Siria 20 ostaggi occidentali nelle mani dei miliziani jihadisti dello Stato islamico, tra i quali due donne italiane il sottosegretario agli Esteri, Mario Giro, ha comunicato che non si tratterebbe di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie scomparse ad Aleppo il primo agosto.

L’ARRUOLAMENTO IN OCCIDENTE

Negli scorsi decenni i servizi antiterrorismo europei hanno documentato con le loro indagini l’e­sistenza di una vasta attività di reclutamento nelle periferie delle grandi città finalizzata a arruolare giovani mujahedin per spedirli in zone caratterizzate da conflitti interetnici e religiosi. E i dati più recenti parlano di una vera epidemia: si stima che quest’anno circa 2000 combattenti si siano recati in Siria dai 28 Stati Ue.

IL MONITORAGGIO ITALIANO

Lamberto Giannini, direttore del Servizio Centrale Antiterrorismo della Polizia, intervistato da alcune testate Rai ha sottolineato riferendosi al fenomeno dell’arruolamento di combattenti jihadisti occidentali che il Servizio Centrale Antiterrorismo monitora ”gli ingressi e le uscite di persone sospette, soggetti noti che hanno già combattuto e soggetti radicalizzati che in poco tempo potrebbero essere un’attrazione per i più giovani”.

I mujaheddin italiani vengono monitorati nel timore che nel futuro, radicalizzati e addestrati di ritorno dal Medio Oriente, organizzino attività ostili contro il nostro Paese.

IL RITRATTO

In Italia il numero di coloro che in vario modo e con differenti livelli d’intensi­tà simpatizzino con l’ideologia jihadista è di qualche centinaio, dicono gli addetti ai lavori. La maggior parte di essi vive nel nord del Paese, in grandi città quali Milano, Genova e Bologna. Solo alcuni abitano nel centro e nel sud Italia. Hanno un’età compresa tra i 16 e i 28 anni e sono tendenzialmente maschi.

IL RECLUTAMENTO VIA WEB

Il primo reclutamento avviene spesso mediante il web, attraverso il quale alcuni giovani da Francia, Gran Bretagna e in misura ridotta anche dall’Italia mossi da un ardente idealismo o da un profondo malessere esistenziale e attratti dalla Siria si preparano attraverso l’indottrinamento di predicatori dell’Islam jihadista.

Per loro ”i soggetti che hanno già partecipato sul fronte dei combattimenti – sostiene Giannini – potrebbero essere degli arruolatori”.

COSA FARE

Per combattere questo fenomeno secondo Giannini la carta vincente è “la collaborazione internazionale e interna. In Italia abbiamo il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (CASA) a cui partecipano tutte le Forze di Polizia e le Agenzie di intelligence”.

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