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Elogio (semiserio) di Carlo Tavecchio

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso su Italia Oggi

Caro Tavecchio,

ho capito in ritardo la sconcia aggressione nei suoi confronti dei «politicamente corretti» (brutta gente, mi creda, li conosco e frequento da una vita). Seguendo quell’onda, ottusamente ho scritto alcuni tweet ironici su di lei (la definii persino un «bollito», il suo giovane avversario un«tofu»): le chiedo scusa.

ANTONIO CONTE E’ IL NUOVO CT DELLA NAZIONALE. LE FOTO DI UMBERTO PIZZI 

Ritiro il «bollito», mantengo il «tofu».

Ora la vedo sotto un’altra luce, mi piace, perché lei non è uomo moderno, e non pretende di esserlo, è un grande lavoratore, com’erano gli uomini che anelavano al potere negli anni ’50-’60: cattolici, prudenti, riservatamente pii (alla Andreotti per intenderci), tradivano con sofferenza le loro donne, i quattrini non servivano per se stessi ma per il partito, per gli «amici» (figura completamente diversa da «compagni»). Sbagliano nel collocarlo nella «scuderia» di Lotito (suo grande elettore): non è lei che si specchia in lui, ma Lotito che sogna di essere come lei, usando un latino aulico incomprensibile persino in Vaticano. Per questo, tutti i «padroni» delle varie società di tutte le Leghe, quelli che tirano fuori i quattrini (un tempo erano detti «ricchi scemi», sono con lei, mentre tutti i «dipendenti» (giocatori, allenatori, arbitri”), quelli che hanno compensi principeschi lavorando poco (art. 18 all’incontrario), le sono contro. Fortunatamente in termini di voti costoro contano come il due di picche. Così gli unici due «padroni» contro di lei sono «americani», di Detroit e di Boston, che hanno il vezzo di parlare piemontese e romanesco.

Lei non è un uomo moderno, perché è assolutamente incapace di comunicare, le sue frasi sono elementari, smozzicate, incomprensibili ai più, lei non riesce ad andare al di là del colloquio singolo (one to one direbbero i colti), incapace di gestire riunioni pubbliche, conferenze stampa, partecipare a talk show. Le confesso che a scrivere questo profilo (finalmente un uomo vero!), dalla contentezza mi eccito. Lei mi ricorda il grande «balilla» Giuseppe Meazza: era come lei, bravo sul lavoro, inarticolato quando cercava di esprimere un pensiero (che pure aveva, eccome). Una volta fece sul calcio un’osservazione, una sola ma talmente geniale da passare alla storia: «Non c’è nulla di più umiliante per un fuoriclasse che farsi parare un rigore, da un portiere così idiota da non capire la finta». Si attaglia perfettamente al caso che prende il suo nome: ogni attore di tale sceneggiata, che durerà, con alti e bassi, per tutti i due anni della sua presidenza, può decidere se vuol credersi centravanti o portiere.

TAVECCHIO ALLA CONFERENZA STAMPA CON CONTE. LE FOTO DI PIZZI

Mi permette di darle un consiglio? Sia diabolicamente volpino, cerchi di comportarsi come i suoi nemici, impari a «nascondere il reale, a esibire il falso», come fanno oggi gli uomini di successo: oltretutto suona anche bene, e la farà campare meglio. Auguri di buon lavoro, caro Tavecchio.

Post Scriptum. La scelta di Conte come risposta immediata ai suoi nemici (Conte nel parlare è più fluido di lei, seppur più agghiacciante, immagino per le sue passate frequentazioni) dimostra che lei, in realtà, è mente raffinatissima. Ne sono felice, per il calcio italiano.

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