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Che cosa pensano i manager industriali delle novità in Alitalia, Fiat e Cdp Reti

La firma del rinnovo del contratto nazionale collettivo di lavoro di oltre 1.500 dirigenti Fiat non costituisce soltanto un buon risultato economico per una realtà produttiva. Ma può rappresentare un esperimento pilota nella frontiera dei rapporti industriali.

È il convincimento espresso a Formiche.net dal presidente di Federmanager Giorgio Ambrogioni, che allarga il ragionamento all’orizzonte delle imprese strategiche di Stato.

Perché il contratto che avete stipulato è innovativo?

Lo è innanzitutto per il modo in cui siamo giunti al rinnovo. Contrariamente al solito, l’accordo è frutto di una serie di verifiche e convincimenti conquistati passo passo nell’Osservatorio bilaterale creato da Fiat e Federmanager. Espressione di un rapporto fecondo e continuo tra gruppo industriale e universo dei dirigenti di impresa. Ne è scaturito un processo condiviso che ha fatto emergere gradualmente le soluzioni.

Il ruolo strategico del manager nell’impresa è valorizzato nel nuovo contratto?

L’obiettivo politico principale dell’accordo è proprio questo. Allo stesso tempo vogliamo dare al nostro paese un segnale: buoni rinnovi contrattuali sono possibili attraverso la responsabilità delle parti, e nella consapevolezza dell’esigenza della crescita competitiva dell’impresa. Il tutto con un rapporto collettivo nazionale, che deve lasciare spazi di negoziazione aziendale e soggettiva, ma che costituisce una cornice di garanzia da non demonizzare.

Quali sono le novità più rilevanti?

L’accordo mette a disposizione delle parti strumenti moderni riguardo al welfare aziendale, alla selezione e alla formazione del personale. Viene poi rafforzata la parte variabile della retribuzione, legata alle performance e ai risultati. Lo ritengo un punto di approdo significativo per sbloccare il rinnovo del contratto di tutti i manager industriali italiani. Spero di portarlo come “grimaldello per un colpo d’ala” al tavolo negoziale con Confindustria previsto il 7 agosto.

È fiducioso nella possibilità di arrivare a uno sbocco?

Sono ottimista per natura. E resto convinto che i mesi trascorsi in una trattativa apparentemente poco produttiva possano contribuire a un esito proficuo. Faremo prevalere il senso di responsabilità, e terremo conto dell’estrema varietà delle imprese rappresentate da Confindustria.

Veniamo alla politica industriale del governo. Come valuta i nuovi vertici di Eni, Enel, Poste Italiane, Finmeccanica?

Abbiamo dato un giudizio positivo, poiché si tratta di manager a tutto tondo che hanno rivelato grande valore. Ci aspettiamo da loro momenti di discontinuità e decisionismo. Oltre al coinvolgimento e ascolto nei confronti dei dirigenti di industria. Figure che meritano essere responsabilizzati e partecipi anche nelle scelte difficili.

Più complicato farlo con Alitalia

Qui siamo in presenza di un caso molto diverso e complesso. Perché si intrecciano ragioni politiche di sistema paese, interessi turistici, strategie del trasporto. Riteniamo che l’accordo con Etihad vada condotto in porto prima possibile visto che può offrire valore e vantaggi per l’Italia. Il matrimonio con la compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti è l’ultima spiaggia. E le organizzazioni sindacali sono tenute a superare veti illegittimi.

L’acquisizione da parte del colosso cinese pubblico State Grid del 35 per cento di Cdp Reti rappresenta una genuina apertura al mercato?

Penso che favorire l’afflusso di capitali esteri nel nostro paese rappresenti un valore da perseguire, alla luce dell’evidente miglioramento dei risultati e delle performance economiche. Ma in tal caso si tratta di comparti nevralgici e delicati: reti, energia, telecomunicazioni. L’ingresso robusto di un’impresa pubblica cinese in settori del genere impone cautela. Auspico la creazione di sistemi di governance e controllo in grado di evitare che asset fondamentali del tessuto produttivo nazionale si tramutino in “cavalli di Troia”.



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