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Tutti gli effetti perversi della riforma Madia della pubblica amministrazione

Uno dei leitmotiv della “banda del buco” che si sta impadronendo del Belpaese è la “lotta violenta” alla burocrazia, un tema a cui i corifei di regime dedicano, nei loro articoli e nei talk show da loro condotti, spazio, tempo e connivenza. Come al solito si tratta di cattiva propaganda. La legge Madia, per esempio, con il pretesto di dare lavoro ai giovani, riapre alle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, abolendo, in pratica, le normative previgenti che condizionavano la possibilità di assumere sulla base dell’incidenza della spesa del personale su quella corrente. Gli effetti della legge Madia daranno luogo a pratiche analoghe a quelle in auge nei vecchi regimi democristiani. Tanto per fare un solo esempio, è stato abrogato il divieto di dare corso ad assunzioni per gli enti che presentino un rapporto tra la spesa per il personale e quella corrente superiore al 50%. Il che determinerà, in Sicilia, la stabilizzazione di buona parte dei 20mila precari. Lasciamo immaginare ai lettori i criteri con cui queste persone sono state inserite nelle amministrazioni dell’Isola, le quali vantano veri e propri primati mondiali nel numero di dipendenti pubblici.

Claudio Lotito, king maker di Carlo Tavecchio alla Figc, lo descrive come uomo del fare e non del dire. Alla buon’ora; se fosse stato un po’ più zitto avrebbe avuto meno problemi.

Un giornalista ha chiesto la mia opinione sull’editoriale di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. Io, come mi comporto di solito quando vedo quelle firme, non lo avevo letto. Me lo sono fatto spiegare e mi è venuto spontaneo trovarmi in disaccordo. Poi, ho preso il coraggio a due mani, ed ho iniziato la lettura, imbattendomi, scorrendo il fondo, nella citazione di alcuni opinionisti, i cui nomi si potevano trovare in altri articoli paludati su quotidiani diversi, dove, guarda caso, si faceva cenno ad Alesina e a Giavazzi. In sostanza, in Italia, esiste una consorteria di editorialisti – sempre i medesimi – i quali se la suonano e se la cantano tra di loro. Pietro Ichino, poi, è come il Confetto Falqui: basta la parola.

Corrado Passera insiste nel promuovere Italia Unica, il movimento che dovrebbe, nelle intenzioni del suo fondatore, essere alternativo, sul versante di centro destra, alla coalizione di Pier Matteo Renzi-Tambroni e dei suoi ascari, scherani, prosseneti e manutengoli. A parte l’acronimo (IU sembra il verso di un bambino ritardato) Passera ricorda uno spettatore, arrivato in ritardo ad un concerto, che tenta di sedersi in una fila in cui tutti i posti sono già occupati (e nessuno si alza per farlo accomodare). Solo a Zeus – narra la leggenda – riuscì di partorire Athena grazie ad un semplice mal di testa. Ma se l’ex ministro di Mario Monti intende essere alternativo a Renzi-Tambroni la cosa non può che farci piacere. Seguiremo la vicenda con interesse, domandandoci: Passera passerà?

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