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Il Corriere della Sera invoca una coalizione anti Isis in Irak (in stile Formiche.net)

Urge una grande coalizione di Stati contro il fanatismo in Irak che deve essere capeggiata dall’Unione Europa. E’ il consiglio che giunge dalla prima pagina del Corriere della Sera con un editoriale firmato da Sergio Romano.

Una proposta che ricalca di fatto l’appello lanciato su Formiche.net dal fondatore di Formiche, Paolo Messa, al quale hanno risposto e aderito intellettuali, politici e analisti (qui lo speciale di Formiche.net).

Ecco quello che scrive oggi l’ambasciatore Romano sul quotidiano diretto da Ferruccio de Bortoli:

Obama reagisce all’avvenimento del giorno, ma non sembra avere un disegno complessivo degli obiettivi da raggiungere, una strategia all’altezza delle circostanze. Gli europei si muovono in ordine sparso con decisioni spesso giuste (come quella adottata ieri dalle commissioni parlamentari italiane sulla fornitura di armi ai peshmerga), ma senza riferimenti a una politica comune. La Lega Araba è assente. L’Onu è inerte, impotente. La responsabilità è anche di coloro (i membri della Nato) che decisero di scavalcare la maggiore organizzazione internazionale all’epoca della guerra del Kosovo. Ma il segretario generale non può limitarsi a essere il silenzioso e condiscendente notaio delle grandi potenze: ha responsabilità internazionali e ha l’obbligo di fare maggiormente sentire la sua voce“.

Infine il consiglio del Corriere della Sera per una grande coalizione di Stati: “Per salvare l’Iraq ciò che serve in questo momento è una grande coalizione fra tutti coloro che hanno un evidente interesse a fermare per tempo l’avanzata di una minoranza fanatica. Quando esiste un nemico comune — non meno pericoloso per l’Iran, la Turchia e la Russia di quanto sia per gli Stati Uniti e l’Unione Europea — le altre divergenze divengono irrilevanti e devono passare in seconda linea. Occorre fare, in altre parole, ciò che riuscì a George H. W. Bush quando decise che la liberazione del Kuwait, aggredito dall’Iraq di Saddam Hussein, avvenisse sotto l’egida dell’Onu con il consenso esplicito o tacito di tutte le maggiori potenze. Oggi, mentre il suo lontano successore sembra esitante e incerto, questo compito dovrebbe ricadere anche e soprattutto sulle spalle dell’Unione Europea”.

(LO SPECIALE DI FORMICHE.NET SULL’IRAK: FATTI, ANALISI, INTERVISTE, FOTO E VIDEO)

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