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Le condizioni di vita dei genitori possono influenzare la salute dei figli e dei nipoti?

Un numero crescente di studi epidemiologici indicano che la dieta, l’esposizione ad inquinanti chimici o le infezioni a cui vanno incontro i genitori possono influenzare la salute dei figli e dei nipoti attraverso una sorta di trasmissione di informazione tra generazioni. E’ come se i figli avessero memoria degli stress, ad esempio alimentari, che la madre ha subito prima della loro nascita. Un fenomeno che si osserva in tutte le specie animali in cui è stato studiato.

E’ facile immaginare un possibile significato biologico di questa trasmissione di informazione tra generazioni. Se ad esempio i genitori vivono in un ambiente in cui scarseggia il cibo è utile che i figli siano preparati a incorporare risorse caloriche con grande efficienza in modo da soffrire meno la fame e sopravvivere fino al momento della riproduzione. Un adattamento all’ambiente rapido e che non prevede cambiamenti genetici, i quali come sappiamo avvengono su periodi molto lunghi e sono completamente casuali. Quello che sta emergendo è che questa trasmissione dipende da una serie di eventi che influenzano l’attività dell’informazione genetica contenuta nelle cellule germinali (gli ovuli e gli spermatozoi). E’ come se le cure parentali iniziassero prima non solo della nascita ma addirittura del concepimento.

Insomma un fenomeno con un chiaro vantaggio evolutivo: dare ai figli un’alta probabilità di sopravvivere fino al momento della riproduzione. Anche se questo può avere delle ripercussioni negative sulla lunghezza della vita, sulla salute o sulle capacità intellettive. Quello che importa è massimizzare la probabilità di sopravvivenza dei geni e della specie.

Ma nelle nostre società avanzate in cui le aspettative di vita crescono costantemente, in cui non ci sono più limitazioni di cibo, in cui le malattie rappresentano anche un costo sociale, questi meccanismi biologici possono venir visti come un trasferimento degli stress dei genitori sulle generazioni future. E per questo vanno studiati e compresi.

Di questi problemi si è occupato uno degli ultimi numeri della rivista americana Science.

I figli (e in qualche misura anche i nipoti) di individui che hanno subito stress alimentari hanno una probabilità maggiore di soffrire di malattie metaboliche, di essere più grassi e di sviluppare più facilmente malattie cardiocircolatorie.

Ma in che modo gli stress metabolici possono essere trasmessi tra le generazioni? La risposta si trova nell’epigenetica, ovvero un insieme complesso di meccanismi biologici che modificano l’espressione dei geni (quando e quanto un gene viene acceso) senza modificarne la sequenza. L’epigenetica definisce come deve venir letto il messaggio contenuto nel DNA ed opera tramite cose complesse come la metilazione del DNA, le modificazioni delle proteine legate al DNA (gli istoni), gli RNA non codificanti, l’organizzazione tridimensionale del DNA nel nucleo della cellula. Concetti con i quali dovremo familiarizzare in questo mondo tecnologicamente avanzato, basta pensare alle ricadute sulla medicina personalizzata.

Gli studi pubblicati su Science dimostrano anche che, al contrario di quanto pensavamo, non tutta l’informazione epigenetica viene cancellata nelle cellule germinali e riformattata ad ogni generazione. Parte viene mantenuta. E questo può spiegare in che modo l’informazione che si origina da condizioni stressanti possa venir trasmessa tra generazioni. Quale informazione epigenetica venga mantenuta nelle cellule germinali, quali siano i geni coinvolti, quali siano gli effetti sulla nostra biologia sono tutte domande eccitanti ed aperte.

Insomma cominciamo a comprendere che tramite l’epigenetica quello che facciamo oggi può influire sul destino delle generazioni future. Un altro tassello nella diatriba tra genetica ed ambiente, tra chi pensa che i nostri pregi e difetti siano definiti solo dai geni e chi invece ritiene che tutto dipenda dall’ambiente. Un dibattito con ovvie implicazioni sociali e politiche. E’ ragionevole pensare che in un sistema complesso non esista un’unica risposta e che in realtà vari aspetti genetici, epigenetici, ambiente ed educazione contribuiscano al risultato finale ovvero la singola persona.

Quello che è importate è rendersi conto che molta strada deve essere ancora fatta prima di comprendere in che modo i meccanismi epigenetici possano operare tra le generazioni, evitando di pensare che i vizi degli uni ricadano sulla vita degli altri.



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