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L’Unità, la Libia e Renzi. Le punture di spillo di Giuliano Cazzola

L’Unità non è più in edicola. Ai tempi del Pci, alla domenica, venivano vendute centinaia di migliaia di copie grazie all’attivismo dei c.d. diffusori che, al mattino, si recavano nelle abitazioni della zona loro assegnata a proporre l’acquisto del quotidiano alle famiglie, con educazione e senza scoraggiarsi per gli eventuali rifiuti. La diffusione del quotidiano del partito era un servizio richiesto, più o meno, a tutti gli iscritti delle sezioni. I migliori diffusori si mettevano in evidenza e i loro primati venivano presi in considerazione (altro che la pagliacciate delle primarie !) per fare carriera nel partito. Alcuni, però, in tutta la loro vita non andavano oltre quell’incarico, ma si sentivano ugualmente utili al partito, al pari di quanti, durante le Feste dell’Unità, stavano in cucina. Adesso è cambiato tutto. Una persona che, a quei tempi, non avrebbe fatto neppure il diffusore dell’Unità – perché il segretario della sezione non si sarebbe fidato di lui – ora sta a Palazzo Chigi.

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Dicono che, a confronto con Catherine Ashton, Federica Mogherini sia un gigante del pensiero e dell’azione. Le manca solo il titolo di Baronessa. Si vede allora che quella posizione conta poco e serve ancora meno.

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Quanto sta succedendo al Senato merita soltanto una considerazione: non si mette un Paese in ginocchio per i capricci di un ragazzino.

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L’Argentina in default. Meditino quanti avevano preso a riferimento quel Paese per una eventuale ristrutturazione del debito pubblico.

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Matteo Renzi non va a Bologna alle celebrazioni della tragica ricorrenza del 2 agosto. A subire le contestazioni mandano il ministro Giuliano Poletti, che è di casa, il quale per maggiore sicurezza parlerà solo in Comune, non in piazza. I collettivi (in città ce ne sono tanti) organizzeranno delle manifestazioni molto radicali in difesa – dicono – del popolo palestinese. A questi sciamannati non passa neppure per l’anticamera del cervello che siano stati proprio i movimenti estremisti palestinesi i mandanti di quella strage.

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La Libia è nel caos. Ed è a due passi da casa nostra. Hanno voluto abbattere Gheddafi? Si tengano il Califfo, il quale, ai loro occhi, almeno non è amico di Silvio Berlusconi e non finanzierà la campagna elettorale di Sarkozy.

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