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Parliamo del contratto di Antonio Conte?

Premesso che giudico il tetto imposto sulle retribuzioni alla stregua di come il rag. Ugo Fantozzi considerava il film ‘’La corazzata Potemkin‘’ mi domando: è più difficile ed importante allenare la Nazionale di calcio o – tanto per fare degli esempi – dirigere l’Agenzia delle Entrate,  il Dipartimento della Ragioneria Generale, l’Inps, essere a capo della Polizia o dell’Arma dei Carabinieri o della Guardia di Finanza? E che dire del contratto tra la Rai e il nuovo conduttore di Ballarò? Non sono risorse pubbliche anche quelle?

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Si fa un gran parlare dell’indennità percepita dal Capo dello Stato che ormai viene considerata un indice di sobrietà nell’ambito della pubblica amministrazione e degli enti pubblici. Ma come vengono considerate le spese vive della sua permanenza al Quirinale?

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Come si spiega la battuta d’arresto della Germania? Pesa certamente la situazione internazionale, in particolare, per le conseguenze del conflitto russo-ucraino e degli effetti delle relative sanzioni economiche, avendo l’economia tedesca rapporti diffusi ed interessi molto importanti in quell’area. L’apparato produttivo tedesco è trainato, poi, dalle esportazioni, una quota significativa delle quali è diretta nei Paesi europei. Ne deriva che la debolezza di tali mercati ha cominciato a ritorcersi contro l’industria tedesca. Tra le cause della inversione del trend potrebbero starci anche le politiche adottate dal governo tedesco negli ultimi mesi per onorare l’accordo programmatico della grande coalizione. In sostanza, la Cancelliera ha continuato a predicare il rigore in casa altrui ma ha abbassato la guardia nella sua. La riforma delle pensioni, per esempio, non produrrà risparmi, ma maggiori oneri, calcolati cumulativamente in 60 miliardi nel 2020 e in 130 miliardi dieci anni dopo. Poi una legge ha elevato a 8,5 euro all’ora il salario minimo legale: un provvedimento voluto dai socialdemocratici che ha prodotto la perdita di parecchi posti di lavoro dando luogo ad un incremento della spesa per l’indennità di disoccupazione. Così, la Cancelliera di ferro si è concessa, a Berlino, qualche giro di valzer all’italiana. A determinare la battuta d’arresto dell’economia tedesca non è stata la politica del rigore, ma il suo accantonamento.

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Dopo il voto del Gran Consiglio del Fascismo, il 25 luglio 1943, Benito Mussolini si recò di buon ora al Quirinale dove il Re lo indusse a dimettersi. All’uscita il Duce venne ‘’preso in consegna’’ dai Carabinieri, si disse per garantirne l’incolumità. Mi aspettavo una replica di tale evento, nei giorni scorsi, dopo il colloquio riservato tra Pier Matteo Renzi-Tambroni e il Capo dello Stato. Se non ora quando?

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