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Pensioni, ecco chi fa la guerra alla legge Fornero

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“Sparse le trecce morbide sull’affannoso petto” il ministro Marianna Madia, in Commissione Affari costituzionali del Senato, ha chiesto lo stralcio degli articoli che la Camera aveva inserito nella legge di conversione del decreto sul pubblico impiego. Saltano così le norme sulle pensioni inserite con veri e propri emendamenti-canaglia, con il concorso di tutti i gruppi. La Ragioneria generale dello Stato ha tenuto duro, pretendendo ai sensi dell’articolo 81 Cost. delle coperture credibili e non dei giochetti delle tre carte come ormai è prassi del governo dei Puffi. Ma è solo un rinvio. Il Pd – e purtroppo non solo questo partito – vogliono lo scalpo della riforma Monti-Fornero del 2011 che, in quel momento, ha restituito un minimo di credibilità all’Italia. Il ministro Giuliano Poletti continua a promettere che in autunno varerà un piano per introdurre il pensionamento flessibile (in pratica per ripristinare il pensionamento anticipato di anzianità) e per garantire un percorso accelerato verso la pensione a chi perde il lavoro a 55 anni (anche se la politica corretta sarebbe quella di aiutarlo a trovare un altro impiego). In questo modo la legge Fornero naufragherebbe come la nave Concordia portando con sé negli abissi parecchi miliardi di risparmi. Un filo di speranza, però, rimane. Se il governo dei Puffi non è stato in grado neppure di trovare qualche centinaio di milioni per assicurare una copertura alle quattro norme populiste varate dalla Camera, dove troverà i miliardi necessari per archiviare la legge Fornero? Dalle mie parti – non a caso – gli imbroglioni vengono definiti “puffaroli”: la stessa radice di Puffi.

Fin dalla sua costituzione ho aderito al Ncd. Adesso mi chiedo perché continuo a stare in un partito che appoggia il governo che manderà il Paese a gambe all’aria. Non a caso Barbara Saltamartini, portavoce del Ncd, è stata tra le prime a salire sulle barricate in difesa degli insegnanti esodati di contrabbando. Poi – memore del fulgido esempio di Papa Francesco – mi domando: “Chi sono io per giudicare Angelino Alfano?”. Mi metterò “in sonno”.

30 luglio: si ha la conferma che Pier Matteo Renzi non verrà a Bologna nella ricorrenza del 2 agosto, ma che per il governo ci sarà Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Il potente patron dell’Associazione dei famigliari, Paolo Bolognesi, dichiara che quella di Poletti è la soluzione migliore perché il ministro è la persona che può risolvere il problema delle prestazioni assistenziali per le vittime della strage e i loro parenti. Il 2 agosto, il ministro ribadisce, parlando in Comune, l’impegno del governo (come aveva già fatto l’anno precedente Graziano Delrio) indicando nel decreto Madia, appositamente emendato alla Camera, il provvedimento risolutore, peraltro ormai prossimo alla conversione in legge in meno di una settimana. Bolognesi – che ci tiene a dimostrare la superiorità dell’esecutivo dei Puffi, rispetto ai precedenti – nel suo comizio in Piazza Medaglie d’oro davanti alla Stazione ferroviaria ferita, si compiace delle parole del ministro e conferma che i risarcimenti economici finalmente arriveranno. Il 4 agosto, durante la lettura del Senato, il Ministro Madia chiede lo stralcio delle norme prive di adeguata copertura tra cui anche l’articolo dedicato alle prestazioni assistenziali per le vittime delle stragi.

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