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Perché nelle Borse sarà protagonista la geopolitica

Lo scenario per i prossimi trenta giorni non può prescindere dall’osservazione di quanto accaduto nel corso del mese di luglio, durante il quale sono emersi alcuni fattori degni di considerazione. In particolare sono emerse alcune diversità di correlazione tra alcune variabili.

PETROLIO E ORO

I casi più eclatanti sono in particolare due. Da un lato l’assenza di reazione di alcune variabili particolarmente sensibili in passato al rischio geopolitico, in primis petrolio ed oro. Malgrado l’incremento dei fattori di tensione (Israele/Palestina; Russia/Ucraina, Libia) il prezzo del Brent è addirittura calato. Dall’altra parte lo yen si è spesso deprezzato pur in presenza di giornate di forti cali dei listini azionari su scala globale. Questi andamenti si sono verificati in un contesto generalizzato di perdurante fase di bassa volatilità su tutte le principali asset class.

PERCHÈ QUESTE CONTRADDIZIONI?

Quale potrebbe essere il filo conduttore di tali apparenti contraddizioni? La fase di abbondante liquidità nelle aree sviluppate indotte dalle politiche accomodanti delle principali banche centrali, potrebbe aver indotto la componente speculativa a focalizzarsi maggiormente su trade di carry piuttosto che su trade direzionali. Il tutto favorito dalla presenza di tassi prossimi allo zero direttamente nelle aree di destinazione finale dei fondi presi a prestito, senza pertanto aver più bisogno di ricorrere ad una valuta di funding differente, come accadeva qualche anno fa con riferimento ad esempio allo yen.

MERCATO VALUTARIO

Questa ipotesi sarebbe in parte coerente con il calo dei volumi registrato ad esempio sul mercato valutario. In base ai dati elaborati su sondaggi effettuati da 6 banche centrali (Usa, UK, Giappone, Canada, Australia e Singapore), il volume di scambi giornalieri medi allo scorso aprile sui mercati valutari è stato pari a 4100Mld$, l’8% più basso rispetto al medesimo periodo del 2013. In questo contesto diventano prevalenti in termini di impatto le decisioni prese dai gestori (real money), in particolare quelle collegate a revisioni di asset allocation in termini di area geografica. Questi ultimi possono infatti essere preceduti dall’hedge del rischio valutario. In ultima istanza la prevalenza della componente gestori mondiali sulla dinamica dei mercati finanziari comporterebbe un andamento del cambio anticipatorio rispetto alle altre variabili. Così ad esempio l’inizio di una fase di deprezzamento dell’euro viene poi seguita da flussi in vendita degli asset denominati in quella valuta, a partire da quelli più rischiosi.

MERCATI FINANZIARI

Quest’ipotesi aiuterebbe a spiegare in questi termini quanto accaduto sui mercati finanziari. Il flusso di vendite sui mercati azionari soprattutto in area periferica ed in parte successivamente sui bond periferici potrebbe essere stato il frutto di una decisione maturata verosimilmente nel mese di luglio ed avente come primo sintomo il deprezzamento dell’euro. L’assenza di reazioni significative del Brent di fronte alle crescenti tensioni geopolitiche a sua volta si spiegherebbe con la bassa incidenza della componente speculativa e la maggiore importanza dell’interazione di domanda ed offerta spot. Se la ricostruzione è corretta il cambio in prospettiva diventa un importante indice anticipatore da tenere in considerazione per poter delineare lo scenario sulle altre variabili.


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