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A proposito di Rai e BBC. Dalla mia tesi di laurea

Di Rai, di riforme della televisione pubblica e di privatizzazioni si discute ormai da anni ma senza un vero piano industriale di azione. Tagliare la zavorra con il manuale Cencelli per la tv di Stato è rimasta l’unica via di uscita per non affogare in un mare di debiti e in una concorrenza che si è arriccia di un terzo polo televisivo ormai realtà de facto. Spicca però, in questo contesto, la ripetitività di promesse e nobili intenzioni che però non trovano riscontro in provvedimenti oggettivi e di lungo respiro.

Oggi si ascolta nuovamente l’invito a guardare alla BBC inglese, giustamente punto di riferimento dell’informazione continentale e mondiale, ma il rischio è che si tratti dell’ennesimo tentativo di prendere temo per lasciare ad altri la patata bollente di una riforma.

“L`auspicio per il futuro – scrissi nel 2006 nelle conclusioni della mia tesi di Laurea dal titolo “Libertà di informazione: diritto o dovere? Il caso Bari” – e` la creazione di una rete informativa che risulti quanto piu` possibile autonoma rispetto a ogni tipo di coinvolgimento, ovvero priva di legami forti ed ingombranti con centri di potere e di aggregazione economica di capitali, gruppi industriali con evidenti interessi diffusi, che rappresenterebbero non uno slancio ma una vera e propria zavorra, dal momento che vorrebbe significare chiudere bocche, bendare occhi, strappare taccuini, oscurare telecamere. Il pensiero corre subito alla Rai Radio Televisione Italiana, per la quale rappresenterebbe un elisir di lunga vita (sul modello BBC inglese) liberarsi dal modus operandi dettato dal manuale Cencelli, con un approccio occupazionale che sia legato esclusivamente a pubblici concorsi, con possibilita` di carriera incentrate effettivamente sui progressi lavorativi del singolo giornalista e non in base a semplici cambiamenti di correnti politiche, che sovente mortificano le professionalita` della nostra azienda di Stato”.

La BBC, non da ieri, è un esempio di eccellenza riconosciuta. A noi, pardon a chi oggi ha in mano il timone delle riforme e della tv pubblica, il compito di cambiare o meno le cose.

 



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