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Renzi, Berlusconi e Marchionne, analogie e differenze

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il cameo di Riccardo Ruggeri apparso su Italia Oggi, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Negli anni ’80 passavo molto tempo, per lavoro, in Africa e in Medio Oriente. Instaurai un simpatico rapporto con il primogenito di uno degli Emiri, come ovvio faceva il ministro della Difesa (a Torino si dice “as sa mai”). Una sera, a cena, fece una curiosa osservazione, che più o meno suonava così: «Osserva un beduino e il suo cammello, immagina che, all’inizio del loro rapporto, lui fosse giovane e il cammello pure, e che siano invecchiati insieme. Dopo tanti anni che vivono in simbiosi ormai sembrano due complici, hanno un’aria di parentela, di cui entrambi, inconsciamente, paiono fieri». Nel nostro svernare a Bordighera, quando il sole estivo non corrompe più i visi, da anni osservo nei bar della passeggiata coppie di vecchi che si godono il sole e la vecchiaia. In alcuni, la lunga convivenza matrimoniale, immagino felice, li ha resi simili, nei gesti, nell’uso delle parole, a volte anche nell’aspetto fisico. Lei assume una curiosa dimensione mascolina, forse perché la sua leadership è diventata finalmente esplicita. Prima, quando lui lavorava, o guadagnava più di lei, lui appariva il leader, ma era pura forma, semplici atteggiamenti da maschio. Oggi, che hanno lo stesso miserabile datore di lavoro, l’Inps, lei ha assunto la leadership della famiglia, lui si è fatto femmineo. Anzi, spesso paiono parenti di sangue, a sessi invertiti. La somiglianza della convivenza?

È ciò che ho provato in questi ultimi giorni osservando tre celebri personaggi, che non conosco a livello personale, quindi, come ovvio, queste mie considerazioni su di loro non sono supportate da alcunché. Mi riferisco a Matteo Renzi (quarantenne), Sergio Marchionne (sessantenne), Silvio Berlusconi (ottantenne), tre epoche storiche diverse, tre storie personali diverse, chissà se con tre prospettive future diverse o simili.

Renzi appare ferito, si gioca nei prossimi mesi il suo futuro politico, non certo sulle riforme costituzionali che sono oggettivamente un’amenità, e che non meritano alcuna analisi, ma sull’economia. Spero che il caso Pil gli faccia capire che solo i “numeri” proteggono noi sudditi, ai “numeri” noi crediamo, le chiacchiere non ci fanno né caldo né freddo, anzi più sono ripetute più sono stucchevoli.

Berlusconi non ha ancora capito che ha una sola opzione, ritirarsi a vita privata, il più presto possibile, e scrivere le sue memorie. Cambierà verso, almeno alla Mondadori.

Marchionne, un celebre manager che i media nostrani hanno sempre descritto come non è, alla fine di un percorso durato 5 anni, si trova di fronte a un evento che non può dominare. Quanti saranno gli investitori che, dopo averlo ascoltato a Detroit per 11 ore e 18 minuti, non credono al suo piano strategico (per noi italiani era il nono in 10 anni, per loro il primo), e soprattutto non credono nella sua capacità di realizzarlo? Non certo per “gufaggine”, ma nella sostanza. Costoro fanno un ragionamento semplice, tipico degli investitori professionali, che si può riassumere così: «Il diritto di recesso a 7,7 euro per me è un prezzo conveniente, quindi esercito il recesso e mi ritiro. Non posso avvalermi del recesso perché essendo troppi quelli che lo chiedono salta la fusione Fiat-Chrysler? No problem, così saprò finalmente quanto vale (veramente) Fiat senza Chrysler, visto che so quanto vale Chrysler che Fiat ha appena comprato. Gli azionisti di riferimento di Fiat sono in grado di finanziare autonomamente lo sviluppo di entrambe? Bene. Non lo sono? E allora, Fiat sarà costretta a vendere o meglio a fare lo “spezzatino”. Il vero valore è in Chrysler, per cui meglio che stia separata da Fiat, che ormai non è più presente in Europa ed è in grave difficoltà in Brasile».

Grezzi ragionamenti da investitori da un lato, secca risposta di Marchionne dall’altro («sono esagerate le paure del recesso»). Da analista di business e di management non sono culturalmente attrezzato per esprimermi sugli stati d’animo personali dei leader. Numeri e credibilità manageriale sono, per me, gli unici riferimenti, nel business e in politica.

Osservando, in questi giorni, il linguaggio del corpo di Renzi, Berlusconi, Marchionne, le parole con cui commentano questi loro momenti oggettivamente difficili, i loro visi costretti ad assorbire terribili stress nei quali sono andati avviluppandosi, me li rende simpatici, mi pare trovare fra loro delle similitudini profonde, nelle difficoltà paiono rassomigliarsi, avendo perso quella nuance insopportabile di sicumera. Gli auguri, doverosi, sono per tutti e tre, affinché escano presto dal cul de sac in cui sono.

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