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Renzi, il gelato e le fisime di carta

C’erano una volta i giornaloni che invocavano governi tecnici e scelte toste per affossare esecutivi politici flaccidi o poco in sintonia con le burocrazie di Bruxelles o di Berlino; che dopo le ultime elezioni salutavano con favore l’esecutivo di grande coalizione per proseguire nel rigore e per varare anche riforme strutturali (ma non le aveva già approvate il governo Monti?); e che poi hanno biasimato il governo di larghe intese – accusato di un eccesso di flemma – per applaudire un governo politico con un premier dalle idee chiare e dal vitalismo funambolico anche se un po’ sbruffone.

Quei giornaloni di carta ci sono ancora, nel frattempo con il governo Renzi hanno incassato pure un bel po’ di prebende (tra pubblicità istituzionale su bandi pubblici e altri provvedimenti), eppure – dopo un paio di dati Istat non troppo sorprendenti – sono diventati schizzinosi: uh, il premier si presenta con un cono gelato (FOTO DI PIZZI) per sbeffeggiare quella sedicente Bibbia chiamata Economist; oh, il premier non fa terminare le domande ai giornalisti nelle conferenze stampa; ah, il premier non rispetta gli annunci sulla riforma scolastica; perdinci, il premier invece delle riforme strutturali si dedica alle riformine.

E pensare che quando i governi Berlusconi erano in carica, e volevano davvero abolire l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori – la riforma delle riforme che, par di capire, sia invocata da Francoforte dal sibillino Mario Draghi – i giornaloni si stracciavano le vesti, davano spazio ai critici, soffiavano sul fuoco delle polemiche invece di invitare alla ragionevolezza.

E’ proprio vero: è più facile vergare un pensoso editoriale che dia la linea all’universo mondo, invocando riforme strutturali (quali?), suggerendo drastici tagli alla spesa pubblica (ma non agli aiuti diretti o indiretti all’editoria), mitiche frustate e salutari scosse basate su fantasmagoriche riduzioni di imposte che governare. Peraltro, suggerimenti per tagli alla tasse magari anche un po’ in deficit giungono ora da coloro che da anni bacchettavano ogni idea di sforamento dei rapporti deficit/pil concordati. Per giravolte e capriole di un bel po’ di economisti ed editorialisti si può leggere questo pezzo.

Si continua così a ingenerare l’idea di rivoluzioni palingenetiche pro crescita per decreto, assecondando illusioni premessa di quasi certe delusioni, visto che si venerano come totem i vincoli europei su deficit e debito. Un atteggiamento di perenne attesa riformatrice che – anche a chi non ha suonato il piffero della rivoluzione renziana in corso com’è successo qui a Formiche.net – non fa scorgere quello che di buono c’è nei provvedimenti approvati ieri dal consiglio dei ministri (su giustizia civile, opere pubbliche, edilizia, via libera ribadito al gasdotto Tap, piano per il sostegno all’export) e che induce a soffermarsi su quello che di buono non c’è (come ad esempio l’intervento di municipalizzate e partecipate). Ma cercheremo di capirne di più a testi di legge scritti e non solo sunteggiati in slide o a parole.

RENZI IL GELATAIO. LE FOTO DI UMBERTO PIZZI DA PALAZZO CHIGI


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