Tutto chiaro dunque dopo i tweet di Franco Bassanini in risposta ai rilievi di Formiche.net? Non proprio.
Il presidente della Cassa depositi e prestiti ha voluto spiegare in trasparenza alcuni lati oscuri dell’ingresso con il 35 per cento dei cinesi di State Grid in Cdp Reti, la controllata di Cdp che possiede le quote di controllo di Snam e Terna, due asset strategici visto che si sta parlando delle reti nazionali del gas e dell’energia elettrica.
Ma se Bassanini, ovviamente, in quanto presidente della controllata del Tesoro, ha approfondito solo gli aspetti economici dell’operazione, restano inespresse alcune questioni politiche e istituzionali che non competono ai vertici della società e che ricadono invece su Palazzo Chigi e sul ministero dell’Economia.
Diversi addetti ai lavori che hanno seguito il dossier hanno rimarcato come il silenzioso via libera politico arrivato dal governo si è innestato sull’atarassia della presidenza del Consiglio sulla questione golden power, sotto cui ricadrebbe il caso Cdp Reti. Peccato che l’atteso dpcm di disciplina della normativa che è subentrata alla golden rule non è stato ancora firmato dal premier.
In altri termini i cinesi sono entrati in due asset strategici e due uomini di State Grid siederanno nel cda di Cdp Reti e anche in Snam e Terna, senza che sia stato emanato il provvedimento che regola operazioni del genere da parte di soggetti esteri. Un vuoto normativo colmato evidentemente da una volontà politica, forse non solo per consentire a Cdp di far cassa.
D’altronde anche la scelta economica ha implicazioni politiche. Se, come pare, quella dei cinesi è stata l’unica vera offerta formalizzata per rilevare una parte del 49% posto in vendita, proprio lo scarso appeal economico deve aver avuto un corrispettivo molto politico per convincere i cinesi ad acquisire il 35% di Cdp Reti. Ovvero: nell’operazione i cinesi hanno intravisto un affare geopolitico più che meramente finanziario, come d’altronde si conviene a un colosso energetico statale come State Grid.
Per questo non si può non tornare a biasimare il fatto che mentre premier e ministri dedicano sforzi e argomentazioni a iosa al nuovo Senato renziano, nemmeno un tweet è stato dedicato a una bazzecola come la vendita a Pechino di quote rilevanti delle reti del gas e dell’energia.
Quisquilie, non degne di menzione neppure nella direzione di ieri del Pd.