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Ucraina, la lezione di Bettiza ad una Europa vacante

Enzo Bettiza, classe 1927, è uno dei più grandi giornalisti italiani e quando scrive di politica estera occorre fermarsi e leggere con attenzione le sue parole. Una regola aurea del giornalismo è scrivere chiaro e più un professionista è capace tanto più risulterà comprensibile.

Ed è il caso proprio di Bettiza che oggi dalle colonne de La Stampa interviene con assoluta lucidità e schiena dritta (non deve certo farsi bello davanti al ministro di turno, come invece fanno tanti altri suoi, più giovani e meno brillanti, colleghi) per spiegare cosa sta accadendo fra Kiev e Mosca e cosa non sta succedendo a Bruxelles e nelle capitali del vecchio continente. “Ucraina, la vacanza dell’Europa”: questo è il titolo della lezione che Bettiza regala oggi e che qui può essere letta integralmente.

Noi ne riportiamo solo alcuni brani, fra i più significativi:

“Oscurità, propaganda, disinformazione, molti equivoci in allarmate dichiarazioni di fuoco che non si capisce se è fuoco amico o nemico. Il tutto sembra compiersi a un passo dall’Europa centrale in un’ambigua Ucraina di cui si stenta a capire se abbia un governo reale, e di cui, al limite, si fatica a individuare il perimetro politico e perfino storico”.
(..) “La situazione odierna è la seguente. Per la Russia lo Stato ucraino sembra non essere altro che uno scampolo esterno del proprio territorio, mentre nell’ottica europea Kiev pare contare solo nei momenti in cui l’orso ex sovietico torna ad alzare minaccioso la zampa. In questi giorni assistiamo difatti ad un ritorno di fuoco fra una Russia esigente ed incombente con le sue artiglierie e un’Europa estremamente allarmata. Il ministro degli esteri italiano, Federica Mogherini, candidata fra l’altro a divenire capo della diplomazia europea, aveva preannunciato nel vertice di ferragosto reazioni comunitarie politiche ed economiche nel caso in cui la Russia avesse superato il confine con mezzi militari: «Sarebbe gravissimo, ma stiamo ancora verificando». La verifica è ormai sotto gli occhi di tutti: i mezzi militari, a quanto risulta, hanno già superato la frontiera mentre l’Europa, come al solito, alza la voce restando però immota a guardare.

Come al solito, infatti, non appena si tratta di affrontare di petto l’arroganza di Putin, vediamo l’Europa anche nelle sue capitali più influenti ritrarsi come prigioniera di se stessa. Per l’ennesima volta vediamo Angela Merkel, la quale parla correntemente il russo, affrettarsi a telefonare all’enigmatico capo del Cremlino per scendere a patti e negoziare un compromesso al ribasso con lo zar di tutte le Russie.

«Non si può andare in ferie quando muore un popolo», ha constatato il ministro francese degli esteri Fabius. Certamente si riferiva all’Iraq, ma con ogni probabilità aveva in mente anche il dramma ucraino. Non so se il ferragosto sia soltanto una festa italiana; ascoltando però le preoccupate parole di Laurent Fabius non possiamo non dirci d’accordo con lui e deprecare i giorni di falsa vacanza che stiamo confusamente vivendo”.

Grazie caro Bettiza per le sue parole non equivocabili e grazie anche al quotidiano La Stampa per averci offerto l’opportunità di leggere e riflettere questa analisi.



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