E’ con un qualche sconcerto che ho letto sulla Repubblica di mercoledì 3 settembre come dentro il Nuovo centrodestra vi sarebbe chi pensa di allearsi nelle prossime regionali al Pd per “ripetere lo schieramento al governo a Roma”.
Ora mentre è comprensibile – al di là delle valutazioni più concrete sull’opera dell’esecutivo in carica – che in un momento particolarmente delicato per la vita della nostra Italia, si possa scegliere di sostenere un governo d’emergenza, sacrificando le proprie posizioni politiche di base (appunto sintetizzate nel nome di “nuovo” “centrodestra”), non riesco, invece, proprio a capire come la stessa operazione sia ripetibile a livello locale dove la pur reale emergenza porta esattamente alla scelta opposta: cioè impegnarsi con tutte le proprie forza per consentire all’elettorato scelte alternative.
E’ evidente come il drammatico momento che stiamo vivendo veda assommarsi oltre a un contesto internazionale tempestoso un lungo sbandamento politico e una drammatica difficoltà economica. Ed è per me chiaro come tutto ciò abbia una delle sue basi fondamentali nella crisi dello Stato.
Dalle resistenze della burocrazia pubblica alla gestione corporativa del sistema giustizia, dalla pervasività a sistemi di influenza straniera eccezionali alle contraddizioni delle autonomie locali e territoriali, da un assemblearismo parlamentare con inadeguati ruoli dell’esecutivo all’imprecisa definizione dei pesi e contrappesi che definiscono una demcorazia moderna dispiegata ed insieme efficiente, noi viviamo una lunga crisi della Prima repubblica che rende inefficace qualsiasi “formula politica” che prescinda da un riordinamento di respiro costituente. Non c’è politica estera, non c’è politica economica, non c’è politica istituzionale che possa prescindere da una articolata riforma dello Stato.
Naturalmente anche questa condizione politica di base può giustificare convergenze parlamentari che comunque producono spiacevoli effetti (nel nostro caso lo scoppio di una bolla di protesta irrazionale come quella rappresentata dal “grillismo”) ma proprio questa situazione richiede anche, simmetricamente, che a “tutti i costi” a livello territoriale viva quell’alternativa fra schieramenti diversi che sola può dare al cittadino la facoltà di scegliere “chi lo governa o amministra” eliminando quella sensazione di un “ceto politico” interessato solo alla propria (costosa) riproduzione che provoca tanti di quegli elementi di separazione tra cittadini e istituzioni che ci sono ben presenti.
Naturalmente comprendo come politici non di rado di qualità come quelli che militano in Ncd siano insofferenti verso prepotenze e arroganze che si vengano a esercitare nei loro confronti. E capisco quindi che in certe occasioni – per esempio recentemente il Piemonte – si sia scelta di fare “testimonianza solitaria” per resistere a chi non cercava convergenze ma subalternità. Ma oggi che in tutto il centrodestra si fa largo l’idea delle primarie per l’indicazione dei candidati “governatori”, questa risposta alle prepotenze non è più giustificata, e si finisce solo per aiutare la convinzione che viva nella nostra politica un ceto di professionisti più interessati alle proprie prospettive di carriera che alle esigenze nazionali. Perché tra le esigenze nazionali non si può non annoverare l’esigenza che si definiscano alternative serie a sistemi di governo talvolta pluridecennali e dunque logoratori dell’efficienza stessa di una democrazia che ha bisogno come l’aria di alternative nella conduzione della cosa pubblica.
Come ho scritto sono ben consapevole come lo schieramento di centrodestra richieda un allargamento che a mio avviso può essere meglio perseguito affiancando ai candidati dei movimenti politici esistenti anche liste in qualche modo civiche, ma tutto ciò va intrapreso – soprattutto con il vaglio popolare organizzato nelle forme possibili delle primarie e respingendo prepotenze- mantenendo quell’ “ispirazione alternativa” che sola può rinvigorire la nostra non poco sbalestrata democrazia.
Alla fine spero che le notizie diffuse in questi giorni corrispondano a pettegolezzi infondati o a piccole (sbagliate) schermaglie politiche e che si possa dunque lavorare tutti insieme dalla Lega fino a Ncd per presentare proposte e candidature di governatori serie, articolate e unitarie in tutte le regioni che andranno a votare nel 2015.