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Perché sull’articolo 18 Renzi si gioca la natura del Pd. L’analisi di D’Onofrio

Questa non è come le altre volte. Ciclicamente si torna a parlare di riforma del lavoro e ciclicamente si incontra la resistenza feroce di parte della sinistra e dei sindacati. Il costituzionalista ed ex ministro Francesco D’Onofrio invita però a guardare con attenzione allo scontro in atto tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e parte del suo partito: “La battaglia di queste settimane sull’articolo 18 va molto oltre la tecnicalità del diritto del lavoro, investe la natura stessa del Pd”.

Perché? “Renzi attraverso questa sfida si gioca la scommessa su una nuova centralità mai conosciuta in Italia – spiega l’esperto – se la Dc rappresentava il centro che guarda a sinistra e Silvio Berlusconi il centro che guarda a destra, ora con Renzi si assiste al tentativo clamoroso di affermare una sinistra che guarda al centro, una sinistra che sfonda in modo definitivo al centro”.

E ciò implicherebbe rimettere in discussione anche la costruzione dell’alternativa a Renzi: “Se Renzi si appropria di un’argomentazione forte del centrodestra come la riforma del lavoro, significa che la questione non potrà più essere la base per realizzare l’alternativa a lui. E ciò rappresenterebbe la sconfitta delle due strategie in atto nel polo moderato: la Costituente popolare e il rifacimento della vecchia coalizione di centrodestra. Andranno trovate nuove tesi da opporre alla centralità renziana”.

Renzi ce la farà? D’Onofrio è ottimista: “Io credo di sì. C’è un clima favorevole all’azione riformatrice del premier evidenziato dalle parole del capo dello Stato, dall’appoggio dell’Europa, di Confindustria, di Forza Italia. E poi non credo ci sarà una scissione nel Pd. Prevarrà la ricerca di un’intesa, anche se molto complicata”.



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