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Cina-Corea del Nord. Un rapporto duro da gestire

Negli ultimi anni la Corea del Nord ha fatto parlare molto di se; sbandierando al mondo minacce che fortunatamente sono rimaste inattuate. A tre anni dalla salita al potere del dittatore Kim Jong-un, la Cina fatica ancora a tenere a bada l’attuale Leader nordcoreano.

I RAPPORTI TRA CINA E COREA DEL NORD

Per avere un’immagine chiara di quello che sono gli attuali rapporti tra Corea del Nord e Repubblica Popolare Cinese è bene tornare in dietro di parecchi anni. La Cina ha influenzato in maniera dominante la penisola coreana fino al 1894, ad un anno dalla sconfitta con il Giappone nel 1895; successivamente nel 1950 Pechino è rientrata nel territorio coreano inviando volontari nella Guerra di Corea, parteggiando per la Corea del Nord. Questo appoggio militare ha garantito un rapporto di amicizia e cooperazione che, seppur minato da periodi di incertezza, dura tutt’ora.

I rapporti commerciali tra Pechino e Pyongyang (capitale nordcoreana) sono sbocciati nel 1990, grazie ad un vivo dialogo tra la Camera del Commercio Internazionale Cinese (CCOIC) e la Compagnia Coreana per lo Sviluppo del Commercio (KOTRA). Dalla cooperazione commerciale, si passò ad un intesa sempre più intensa su vari campi, fino a giungere all’avvio di scambi militari deciso dai Primi Ministri dei due Paesi, Li Peng e Yi Hong-gu, nel maggio del 1995.

Durante l’ultima parata militare indetta da Kim Jong-un, sarebbero stati avvistati dagli esperti un lanciamissili di produzione cinese. Se così fosse, il paese asiatico avrebbe violato le sanzioni contro il regime in vigore dal 2006. “Sicuramente c’è stata una qualche forma di assistenza tra i due Paesi”, ha detto il segretario statunitense alla Difesa, Leon Panetta.

Altro caso che ha scosso la stampa internazionale è stato quello avvenuto nei primi mesi dell’anno in corso, quando la Cina si è rifiutata di incriminare la Corea del Nord per crimini contro l’umanità, destando preoccupazione da parte delle Nazioni Unite.

L’INASPRIMENTO DEI RAPPORTI

Risulta evidente come la Cina abbia appoggiato nel tempo la Corea del Nord come minaccia indiretta all’occidente. Tuttavia Pechino è scaltra e ha pensato bene negli ultimi anni di riallacciare i rapporti con la Corea del Sud, tutelando una posizione di “apparente neutralità”. A partire dal 2008, quando Seul si propose di mandare aiuti umanitari a Pyongyang, il leader sudcoreano Lee Myoung-bak inaugurò una serie di fortunati incontri con l’ex capo di stato cinese Hu Jintao. L’ambasciata cinese negli ultimi anni ha riconosciuto l’impegno di Seul di migliorare i rapporti sino-sudcoreani; impegno accolto positivamente.

La Corea del Nord ha puntato il dito su Pechino, vedendo questo riavvicinamento alla parte Sud del Paese come una chiara minaccia nei suoi confronti. I rapporti tra i due Paesi peggiorarono ulteriormente quando la Cina propose al padre dell’attuale Leader Kim Jong-un un dialogo con gli Stati Uniti.

Il clima di tensione tra Cina e Corea del Nord si è ristabilizzato nel 2013, quando Pechino ha mobilitato le sue truppe sul confine coreano; chiara risposta allo sfoggio di muscoli americano nei confronti della Corea del Sud. Questo miglioramento dei rapporti è durato ben poco. Verso la fine dell’anno scorso, a causa di esercitazioni nucleari da parte di Kim Jong-un presso il confine tra i due paesi, Pechino avrebbe temporaneamente tagliato le esportazioni di greggio ed interrotto i rapporti commerciali verso Pyongyang (la Cina è il primo partner commerciale del regime con un interscambio stimato in oltre 5 miliardi di dollari ed una dipendenza nordcoreana superiore al 70%).

Cina e Corea del Nord non riescono dunque ad avere un rapporto sereno. Pechino predilige una politica “soft”, dimostrandosi amica di Kim Jong-un, ma senza permettergli di attuare i suoi “capricci”. L’appoggio cinese al dittatore nordcoreano è l’ennesimo pretesto per contrastare i desideri USA di unificare il territorio coreano sotto l’influenza “occidentale”.

 

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