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Le pagelle dell’Ispi alla nuova Commissione europea

Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha tolto ieri il velo al team che lo coadiuverà a Berlaymont.

La squadra (con poche sorprese) è composta da diciannove tra ministri ed ex ministri, nove donne, sette ex-commissari e una ripartizione politica non difforme dai rapporti di forza in seno al neoeletto Parlamento europeo.

Al di là degli equilibrismi politici e delle quadrature, come lavorerà la nuova Commissione? Ha gli uomini con il profilo e le competenze adatte a gestire la severa crisi economica che attraversa l’Eurozona? E riuscirà a ridimensionare i crescenti nazionalismi per fare spazio all’Ue immaginata dai padri fondatori?

Per provare a dare una risposta a queste domande, l‘Ispi ha  effettuato un mini-sondaggio che raccoglie le opinioni di accademici e giornalisti a cui è stato chiesto di dare un voto e un giudizio “preventivo” sulla squadra di Junker, una sorta di pagella sulla qualità e le prospettive dell’esecutivo.

Salta subito all’occhio la differenza di giudizio tra i due giornalisti del Corriere della Sera Giuseppe Sarcina e Franco Venturini. Mentre il primo boccia la nuova commissione dandogli come voto 5 (nomine di compromesso e poco coraggio sulle politiche di bilancio, crescita e di sviluppo), il secondo assegna al team la sufficienza (un 6 di speranza, in attesa che Juncker spieghi se e come vuole sciogliere il nodo cruciale tra austerità e crescita).

Per Beda Romano del Sole 24 Ore “un voto a scatola chiusa non sarebbe corretto”, mentre il suo collega nel quotidiano di Confidustria Ugo Tramballi promuove la Commissione con un 7 (il binomio Mogherini-Tusk è un buon compromesso nonché la prova che l’Europa sta cercando una corretta via di mezzo per gestire una delle crisi peggiori degli ultimi anni).

Per Francesca Paci della Stampa (voto 6½) Juncker ha perso l’occasione di nominare un commissario al Mediterraneo, distinguendo le politiche verso i Paesi orientali da quelle verso i Paesi della sponda sud.

Divergenze anche nel mondo accademico, anche se tutte orientate a un giudizio positivo. Secondo Alberto Martinelli dell’Università degli Studi di Milano (voto 6+) il governo tedesco ha dimostrato una certa flessibilità, rinunciando al Commercio, anche se la linea tedesca del rigore verrà sostenuta da rappresentanti di altri Paesi, come il finlandese Katainen. Carlo Secchi (Università Bocconi) assegna invece un 8, spiegando che “la nuova commissione ha molti elementi innovativi nell’attribuzione e riorganizzazione delle competenze”.

Infine, per Antonio Padoa-Schioppa, in attesa di capire quale programma presenteranno i Commissari al Parlamento europeo è prematuro dare un voto. Pur rimanendo fiducioso, il giurista e storico del Centro studi sul federalismo rimarca come gli altri che la grande sfida di Juncker sarà quella di coniugare rigore e crescita. Solo così la Commissione risulterà vincente.



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