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Vi spiego la corsa suicida della minoranza Pd sull’art. 18. Parla Caldarola

Massimo d'alema

“Una corsa drammatica verso il suicidio”. Così Peppino Caldarola, giornalista di lungo corso, ex parlamentare e dirigente dei Ds, già direttore dell’Unità, commenta l’ipotesi di un referendum sull’articolo 18 paventato dalla minoranza del Pd, in caso i loro emendamenti alla delega del governo sul lavoro non venissero accolti.

Caldarola, quella del referendum è una strada percorribile?
E’ una strada disastrosa più che altro, perché sicuramente la minoranza democrat perderà. Il tema non è così caldo come credono alcuni esponenti del Pd e del sindacato che stanno facendo il gioco di Renzi. Sta passando la sua immagine che funziona di più, quella del rottamatore contro la vecchia guardia e la vecchia politica, quella del paladino delle persone di cui la sinistra e i sindacati non si sono mai occupati.

Nel 1999 era D’Alema a battersi per modificare lo Statuto dei lavoratori. Cosa è cambiato?
L’area dalemiana infatti avrebbe dovuto essere a favore della riforma di Renzi, visto che il loro leader aveva manifestato la stessa volontà di cambiamento prima da segretario Pd e poi da presidente del Consiglio. La differenza è che D’Alema voleva svolgere quel ruolo nel campo recintato della sinistra. Per Renzi questo non ha importanza, per Renzi la sinistra è lui, la vuole reinventare completamente in una versione liberaldemocratica e in questo sembra avere ragione.

Quindi sull’articolo 18 ha ragione Renzi quando presenta la questione come uno scontro tra conservatori e innovatori?
La minoranza del Pd è in una sorta di crisi di respirazione perché non trova gli argomenti giusti per organizzare l’alternativa a una leadership prepotente ed egemonica com’è quella di Matteo Renzi. La verità è che una parte di Pd fa parte di un mondo antico. Un piccolo mondo antico per dirla con Fogazzaro che ha la pretesa di continuare a contare, anche se il tempo è cambiato. Le carriere finiscono purtroppo, il passato è drammaticamente passato, bisogna farsene una ragione.

Renzi ce la farà a differenza di D’Alema sulla riforma del lavoro?
Penso che Renzi porterà a casa quasi tutti i risultati che si è prefissato. E’ molto bravo nel sintonizzarsi con l’opinione pubblica e ha capito che nella scala dell’impopolarità per esempio il sindacato sta molto in alto. E poi ha con sé un’arma totale: quella di portare il Paese al voto in caso di insuccesso, con il rischio per i suoi avversari di perdere poltrone e voti. Sa però qual è il vero problema di Renzi?

Dica…
Con il voto alle Europee ha riempito di voti la cassaforte del Pd ma non è riuscito a prendere voti dal centrodestra. I moderati lo guardano con simpatia ma per ora preferiscono rifugiarsi nel non voto. Solo spostando masse di elettorato invece si vince stabilmente in Europa.

Forse una riforma del lavoro in senso liberale potrà aiutarlo in questo obiettivo?
E’ vero, sta in qualche modo accumulando munizioni per fare breccia nel centrodestra ma staremo a vedere alle prossime elezioni se avrà fatto centro.

Il Pd è ancora una volta a rischio scissione?
Il Pd è nato con il rischio scissione. Ma non è mai successo perché mancano i voti a sinistra, come dimostra la parabola di Nichi Vendola. Non c’è e non ci sarà per molto tempo vento a favore della sinistra radicale. È una storia finita.

Invece sembra consolidarsi il sodalizio tra centrodestra e centrosinistra, tra Renzi e Berlusconi, non più solo sulle riforme ma anche su lavoro e giustizia. Non sarebbe meglio rendere questo patto più trasparente?
Penso anche io che sarebbe meglio se il patto del Nazareno fosse più esplicito. Sono da anni un sostenitore della fine della criminalizzazione reciproca tra destra e sinistra, avremmo evitato anni e anni di disastri e inconcludenza. Ora che finalmente c’è un accordo sulle riforme, facciamolo alla luce del sole, senza vergogna. Anche perché, se posso permettermi, non ci sono santi in paradiso. Lo abbiamo visto con le vicende all’europarlamento di due grandi moralisti come Barbara Spinelli e Curzio Maltese. I moralisti non hanno niente da insegnare a questo Paese.


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