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Ecco le ultime puntate del Matteo Renzi Show

Maria Elena Boschi Callipigia: ultimo tango a Zagarolo. (QUI LE FOTO DI PIZZI)

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La politica italiana ha il difetto di affrontare il nodo cruciale delle riforme del lavoro senza tener conto di quanto è stato fatto in precedenza. Così è ripartito in modo forsennato il dibattito sull’articolo 18, dimenticando che la norma era stata rivisitata dalla riforma Fornero (legge n.92/2012) con il proposito di sottoporre il licenziamento per giustificato motivo oggettivo (ovvero economico) ad una procedura preliminare di conciliazione allo scopo di evitare, il più possibile, il ricorso giudiziario. A più di due anni di distanza come ha funzionato il nuovo procedimento? Sul piano nazionale, il numero delle pratiche di conciliazione è passato (secondo i dati delle Direzioni territoriali del Lavoro) dalle 1.885 del primo semestre del 2012 (prima dell’entrata in vigore della legge n.92) ai 9.900 casi del 2° semestre, agli 11.853 del 1° semestre 2013, ai 9.000 di quello successivo, fino a 8.047 nel 1° semestre dell’anno in corso. Sono in crescita le conclusioni con esito positivo (risoluzione consensuale con incentivo all’esodo o transazione economica, rinuncia all’impugnativa con transazione economica, rinuncia al licenziamento). Adelante Pedro, con juicio.

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Secondo una ricerca dell’autorevole Censis, la liquidità e i depositi bancari delle famiglie italiane hanno avuto, negli ultimi 7 anni, un incremento del 9,2% – in valore assoluto di 234 miliardi – raggiungendo l’ammontare di 1.209 miliardi (che rappresenta solo una quota del risparmio detenuto dagli italiani). Il dato non è di per sé positivo perché è l’altra faccia della crisi dei consumi ed esprime una diffusa preoccupazione per il futuro. Ma può ritenersi povera in canna una società che, durante una crisi infinita come l’attuale, è riuscita ad accantonare risorse importanti?

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Susanna Camusso ha paragonato Matteo Renzi a Margaret Thatcher. Magari!

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Da qualche settimana, sui mezzi del trasporto locale della mia città (la turrita Bologna) salgono persone con una sorta di divisa su cui sta ricamato in rosso “polizia amministrativa’’. A domanda rispondono che sono dipendenti dell’Azienda incaricati di contrastare l’evasione e che la loro funzione è diversa da quella dei controllori che – vestendo abiti anonimi – salgono a sorpresa sulle vetture a visionare i biglietti e gli abbonamenti. Ma non era stato Matteo Renzi a dire che sono troppe cinque polizie?

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Non ricordo se in occasione del suo viaggio negli Usa, il premier visiterà anche lo stabilimento della Apple a Cupertino in California. Potrebbe constatare de visu quanto ha scritto Enrico Moretti (La nuova geografia del lavoro). E cioè che l’unica fase della produzione dell’iPhone (l’aggeggio che i giovani portano persino a letto con sè) realizzata negli Stati Uniti è quella del progetto, del design, dello sviluppo del software e dell’hardware. I componenti elettronici (sono ben 634) sono prodotti a Singapore e a Taiwan, mentre il montaggio (ad elevata intensità di manodopera) si svolge in Cina in uno stabilimento con 400mila dipendenti nella periferia di Shenzhen (‘’più che una fabbrica sembra una città’’). La Apple guadagna 321 dollari su ogni iPhone venduto, il 65% del totale. Così, quando torna a casa, in direzione del Pd, Renzi avrà qualche cosa da raccontare ai ‘’falchi’’ che criticano il Jobs act Poletti-2 e difendono un ordinamento del lavoro in via di estinzione.

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