L’esito delle elezioni nei due Länder dell’Est della Germania era alquanto scontato. CDU avanti in Turingia, SPD in Brandeburgo. Così è avvenuto.
Qualche piccolo imprevisto, tuttavia, si è anche verificato. Nel Land di Erfurt, l’SPD non va oltre il 12,5 per cento, rischiando persino di essere agguantata dagli euroscettici dell’AfD, schizzati oltre le aspettative al 10,5 percento, mentre nel Land di Potsdam l’estrema sinistra di Die Linke sprofonda alla terza piazza (18 percento), lasciando la seconda posizione alla CDU (23 percento).
Questo scenario complica i giochi per la formazione delle coalizioni. In Turingia, governata da venticinque anni dal partito della Cancelliera, le sinistre tedesche cercano ora un accordo per mandare a casa Christine Lieberknecht, la governatrice democristiana del Land. Tanto una grande coalizione CDU-SPD, quanto un’intesa Linke-SPD-Verdi, avrebbero la maggioranza. Il problema è che, nel secondo caso, l’SPD dovrebbe ridursi a fare il junior-partner della sinistra estrema, come cinque anni fa stabile al 28 percento. I Verdi, fermi al 5 percento, servirebbero solo per andare al governo.
Se ciò avvenisse, sarebbe la prima volta di un politico della Linke, erede del partito unico della Germania-Est, alla testa di un Land della Repubblica federale tedesca. Un accordo in questo senso potrebbe causare un terremoto anche nella socialdemocrazia a livello federale. D’altro canto, proseguire nell’alleanza obbligata con i cristianodemocratici rischierebbe di asciugare ancora il tasso di consenso dell’SPD.
Meno complicata, invece, la situazione in Brandeburgo, dove l’SPD, forte del suo successo, può scegliere di intavolare trattative sia con gli alleati della Linke, sia con i cristianodemocratici. All’opposizione ci saranno invece senz’altro sia i verdi, sia gli euroscettici dell’AfD, che proprio in Brandeburgo hanno fatto registrare il miglior risultato dalla loro fondazione, toccando il 12 percento.
Spariti dalla circolazione, invece, i liberali dell’FDP, ormai risucchiati dal vortice del nuovo partito anti-euro.