I garbati colpi di fioretto scambiati fra Luca di Montezemolo e Sergio Marchionne nella conferenza stampa che ha reso pubbliche le dimissioni del presidente della Ferrari rappresentano solo piccoli segnali di una rivalità di visioni strategiche sul futuro del Cavallino Rampante. È la convinzione espressa da Ernesto Auci, a lungo direttore Relazioni istituzionali di Fiat e già al timone del Sole 24 Ore.
Cosa c’è all’origine della rottura fra Luca di Montezemolo e Sergio Marchionne?
La ragione di fondo risiede nella diversità di visioni strategiche cui si sono aggiunti nel tempo screzi molto forti di tipo personale. Conflitti provocati soprattutto dagli attacchi rivolti da Diego Della Valle all’amministratore delegato del Lingotto e alla famiglia Agnelli-Elkann. Il legame di amicizia tra Montezemolo e il patron di Tod’s ha alimentato malcontento nella Fiat.
È stato il punto di non ritorno?
Azionisti e vertici attendevano dal numero uno della Ferrari una presa di distanza rispetto alle parole insultanti dell’imprenditore marchigiano. A parte questo l’elemento più rilevante è contenuto in una frase pronunciata di recente da Montezemolo.
Quale?
“Adesso la Ferrari diventa americana”. Affermazione che rivela un’idea precisa sul futuro del Cavallino Rampante. Montezemolo voleva conservarne l’autonomia da Fiat e restarne l’ago della bilancia, agevolando forse l’ingresso di nuovi azionisti arabi o cinesi accanto al socio tradizionale di maggioranza. John Elkann e Sergio Marchionne puntano a farne il marchio più prestigioso della galassia Fca nel mercato mondiale.
Vede rischi per la Ferrari a guida Marchionne?
No. La Rossa non subirà metamorfosi. E non diventerà popolare e di massa. Resterà un marchio di lusso con poche macchine l’anno – 6-7mila – riservate agli appassionati. La sfida autentica che attende i suoi manager – a partire dall’amministratore delegato Amedeo Felisa – è farla tornare a vincere nelle gare sportive. È una scommessa importante, piacevole e impegnativa allo stesso tempo. Che richiede tutta l’energia e gli investimenti possibili.
Montezemolo è più deluso da Marchionne o dalla famiglia Elkann-Agnelli che lo ha licenziato di fatto dalla Ferrari?
Non lo so. Certo la scelta non è giunta come un fulmine a ciel sereno. I rapporti, specie con John Elkann, si erano guastati da almeno un anno e mezzo.
Per il vice-direttore del Sole 24 Ore Alessandro Plateroti era l’azionista Exor a dover cambiare alla luce del sole il presidente Ferrari.
Marchionne rappresenta a tutti gli effetti l’azionista del gruppo.
Il Corriere della Sera con Dario Di Vico parla di capitalismo litigioso, e critica in egual misura Marchionne e Della Valle.
Nella vicenda Ferrari non vi è alcun conflitto tra capitalisti, proprietari di gruppi industriali differenti. L’azionista della Rossa, Fiat-Chrysler, ha deciso a un certo punto di cambiare un suo manager di spicco. Come accade in ogni normale impresa.