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La sonora bacchettata di Riccardo Muti ai fannulloni della trombetta

Ho seguito sulla stampa le vicende del Maestro Riccardo Muti che ha rinunciato con una motivazione gravissima all’incarico a cui era stato chiamato al Teatro dell’Opera di Roma.

Ammalati di retorica come siamo noi italiani, Muti era stato addirittura nominato ‘’direttore a vita’’; poi, era stato lasciato solo a constatare che in quell’ambiente era impossibile lavorare.

Federico Fellini fu profetico quando diresse ‘’Prova d’orchestra’’. Ma almeno gli orchestranti sindacal-facinorosi del film, quando si accorgono che l’edificio sta per crollare sotto i colpi dell’enorme palla di acciaio, tornano a suonare con la coda tra le gambe, agli ordini del Maestro.

I musicisti dell’orchestra del teatro romano se ne fottono dei debiti, della crisi della lirica, della crisi economica. E vanno diritti per la loro strada come se fosse loro garantito di prendere uno stipendio lavorando il meno possibile.

Non ci vuole molto ad immaginare che se Muti se ne va sbattendo la porta e protestando (sia pure da persona educata) contro un sistema sindacale che sega il ramo su cui è seduto, è l’Italia a fare brutta figura nel mondo.

Adesso tutti, dal sindaco al ministro della Cultura, gli danno ragione; ma che cosa hanno fatto o faranno nell’ambito delle loro responsabilità perché quell’ambiente venga bonificato?

Interessandomi del caso Muti ho scoperto che, in estate, doveva svolgersi a Caracalla la prima della Bohème, alla presenza di tanti turisti stranieri che avevano il diritto – avendo pagato il biglietto – di assistere allo spettacolo in uno scenario suggestivo. Bene. L’orchestra non si presentò. Un comportamento siffatto meritava, a mio avviso, il licenziamento in tronco di tutti gli orchestrali, per essere sostituiti nel giro di poche settimane da giovani diplomati dai Conservatori.

Ve lo immaginate che cosa sarebbe successo? I sindacati avrebbero denunciato il teatro per condotta antisindacale (ex articolo 28 dello Statuto) e i giudici avrebbero dato loro sicuramente ragione. Riflettendo su questo sciagurato episodio (che poi è solo uno dei tanti) si comprende anche perché, all’estero, si crede che l’Italia sia un Paese in cui è impossibile licenziare chiunque, anche quanti, come gli orchestrali del Teatro dell’Opera, se lo sarebbero meritato.

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Ho visto su Formiche.net la foto di Valeria Sandei, uno dei top manager che fa onore al nostro Paese in Usa e che, a Silicon Valley, ha incontrato il premier Renzi nel suo viaggio Oltreoceano. Valeria Sandei è Presidente di Almawave Usa. Il Gruppo Almaviva ha 14mila dipendenti in Italia e 23mila all’estero (dove sono partiti da zero solo sette anni or sono) e lavora nell’innovazione tecnologica. Vuol dire che noi italiani sappiamo  ‘’farci riconoscere’’ anche per le nostre qualità e capacità. E che, tutto sommato, la c.d. fuga dei cervelli non è poi così male. Per svolgere quel ruolo Valeria Sandei deve essere molto brava. Certamente è bellissima.

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All’Assemblea di rilancio di Scelta civica di Firenze erano presenti solo 9 parlamentari rispetto ai 35 sopravvissuti sotto quella sigla. Sono in numero maggiore i candidati al posto di segretario.

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Renzi a S. Francisco insiste: ‘’Alcune cose in Italia vanno cambiate in mondo quasi violento’’. Democrats dissidenti fate attenzione: mo’ ve menano.

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Quando ha letto il titolo ‘’Sanzioni all’amico di Putin’’ Silvio Berlusconi ha pensato che ce l’avessero con lui.

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