Mario Draghi che visita i palazzi della politica di tutta l’area euro non è un segnale di debolezza della Banca Centrale Europea, bensì un primo passo verso politica monetaria e politica fiscale finalmente coordinate tra loro.
Basta intendersi su quale sia l’oggetto del coordinamento tra i Governi e la Bce. Finora, infatti, sono riusciti solo a deprimere l’economia: con una mano hanno promesso di dare – attraverso la politica monetaria – e con l’altra hanno decisamente tolto, con la ottusa politica fiscale dell’austerità. Il risultato? Una depressione delle aspettative di imprese e famiglie, che ha creato incertezza e pessimismo. E’ tempo di invertire il senso di marcia e procedere verso una reale espansione, che ci allontani dall’austerità di cui – ormai – tocchiamo con mano tutti i danni. Solo così riusciremo ad abbattere il debito crescente con più crescita e dinamicità dell’economia, restaurando ottimismo, premessa per la ripresa.
Ogni richiamo alla flessibilità appare come un’ipocrisia. L’unica strada da percorrere è quella di abbattere in maniera esplicita e incontrovertibile la causa prima della stagnazione: il Fiscal Compact. Non lo faranno? Lo faremo noi con la raccolta delle firme per il referendum!