Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Dalla padella alla lava. Dopo diverse settimane di approfondimenti da parte di Formiche.net è ormai chiaro ed evidente che l’Italia avrà una agenda digitale di serie C e che la vicenda delle nomine all’Agid è un passaggio opaco del governo Renzi.
Ai tempi della precedente nomina dell’Agid avevamo, per ben due volte, criticato la scelta fatta perché la procedura appariva come predeterminata nel risultato a priori e perché i criteri di selezione erano rimasti oscuri. Ma la nomina di Agostino Ragosa, pur con il limite di interessare un professionista che mai aveva in vita sua lavorato in imprese non in monopolio naturale, sul piano tecnico non era criticabile.
L’ing. Ragosa conosceva bene cosa significava realizzare e gestire un’architettura informatica complessa e distribuita, cosa fosse una data center e, soprattutto, come funzionava e a cosa serviva una rete di telecomunicazioni fissa e mobile avendo per anni avuto la responsabilità di quella di Telecom Italia. Tutte competenze che il nuovo direttore dell’Agid non pare avere.
Questa volta, però, la procedura è stata perfino più atipica. La ministra Marianna Madia, ad esempio, ha personalmente telefonato ad alcuni potenziali candidati per invitarli a presentare domanda, fatto davvero incredibile vista la terzietà che in procedure del genere dovrebbe avere l’esecutivo. La nomina, di Alessandra Poggiani, è stata, poi, accompagnata da molte critiche e polemiche. Il direttore di Formiche.net, Michele Arnese, ha scritto di una scelta che: “… gli addetti ai lavori ed esperti del ramo iniziavano a ridacchiare. Non solo: come ci hanno riferito allarmati diversi accademici e manager del ramo, della vicenda si inizia a sghignazzare all’estero”. Le inchieste di Valeria Covato di Formiche.net e di Il Fatto Quotidiano sul titolo di studio autocertificato dalla stessa Poggiani sono arrivate alla conclusione che: ”…. per un ruolo, a quanto ci è stato dato di comprendere, che ben poco aveva a che fare con quello di direttore generale. Ragione per cui è sostanzialmente carta straccia per la selezione a direttore generale di Agid”.
La stessa Poggiani nel corso di una conversazione telefonica (registrata) con un giornalista di Libero ha candidamente ammesso di non avere l’equipollenza della laurea ma che non serviva perché era stata ottenuta “sul campo” con i contratti di docenza universitaria. Quindi avrebbe dichiarato fatti non veritieri nel suo curriculum al momento della presentazione della domanda?
Ammesso e non concesso che i partiti abbiano comunque diritto a lottizzare e ad attuare il più muscolare spoil system pro tempore nella PA, il segnale esplicito che la selezione dell’Agid manda ai giovani italiani è qualcosa di devastante: a) non seguite corsi di studi complessi e difficili dove la matematica, la fisica e le materie scientifiche sono prevalenti; b) meno che mai perdete tempo a seguire lauree specialistiche o Ph.D in ingegneria o computer science; c) evitate con cura le università più blasonate quindi, niente Bocconi, Politecnici europei, Cambridge, Mit o London School varie; d) se proprio dovete fare l’università scegliete facoltà e corsi non troppo selettivi e in istituti poco noti; e) frequentate, invece, assiduamente bosco e sottobosco politico, in special modo quello che ha un accento romano.
Se poi, i più bravi ingegneri e i nerds più dotati fuggono a gambe levate dall’Italia, il Premier Matteo Renzi non può più meravigliarsi: la porta era già aperta ma la Madia l’ha ora spalancata. Bye bye Pil?