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Perché la fusione con Mediaset non è una soluzione per Telecom. Parla Cipolletta

Una trattativa andata male, il disinteresse dell’azionariato e un futuro tutto da riscrivere. È questo secondo Innocenzo Cipolletta, economista, già direttore generale di Confindustria e ora tra l’altro presidente del Fondo Italiano d’Investimento, lo stato dell’arte del gruppo telefonico presieduto da Giuseppe Recchi e guidato dall’amministratore delegato, Marco Patuano.
Un’azienda che, in una conversazione con Formiche.net, Cipolletta definisce senza mezzi termini “in vendita”.

CHE SUCCEDE IN TELECOM

Telecom è un’azienda in cui i principali azionisti hanno dichiarato di voler uscire – commenta Cipolletta – Hanno promesso di farlo gli istituti finanziari presenti in Telco alla scadenza del patto di sindacato, e lo ha annunciato Telefonica una volta chiusa la partita in Brasile con l’acquisto di Gvt”.
Ed è a causa del disinteresse dei grandi azionisti, e non per l’assenza di un azionista di controllo, c’è ancora Telco, che secondo Cipolletta Telecom Italia può definirsi quindi una “public company”.

LE IPOTESI IMPROBABILI

In merito alla proposta di Telefonica di cedere metà delle sue quote in Telecom a Vivendi Cipolletta evidenzia l’improbabilità di un possibile coinvolgimento di Vincent Bollorè visto il suo recente disinteresse per la telefonia che può evincersi dalla dismissione dell’ultima compagnia telefonica posseduta in Brasile.
E Cipolletta esclude anche che una delle soluzioni possibili per Telecom sia racchiusa in una fusione con il gruppo Mediaset: “Il problema di Mediaset resta sempre il riferimento a un personaggio politico che muove una forza politica non secondaria”, commenta il presidente del Fondo Italiano d’Investimento.

LA SOLUZIONE SECONDO CIPOLLETTA

Pur riconoscendo l’importanza strategica di una convergenza tra telefonia e contenuti, Cipolletta non reputa però tale sinergia determinante per le sorti di un operatore telefonico. E allora? “In questo settore c’è un’esigenza di accorpamento già in atto nel resto dell’Europa”, commenta l’economista.
“Se ci sarà un disegno di aggregazione per Telecom sarebbe opportuno ci sia un fondo, pubblico o privato, che possa collaborare alla definizione di una strategia che oggi gli azionisti non hanno”.
“Eventualmente il Fondo Strategico Italiano” controllato dalla Cassa depositi e prestiti, puntualizza l’ex dg di Confindustria.
E per Cipolletta i tempi sono maturi: “Sarebbe opportuno avere un operatore più forte e meno indebitato”.



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