I microorganismi, ovvero l’insieme degli esseri viventi che possono venir osservati solo al microscopio (batteri, funghi, alghe unicellulari), sono presenti ovunque, anche in grande quantità nel nostro organismo. Molti sono stati utilizzati dall’uomo da sempre, ad esempio per produrre pane, vino, formaggi. Oggi rivestono un ruolo economico importante nell’industria biotecnologica e sono una fonte di farmaci salvavita, basti pensare alla penicillina scoperta nel 1928 da Alexander Fleming e prodotta da una muffa.
Gli antibiotici hanno rivoluzionato la medicina permettendo di combattere infezioni batteriche mortali. Oggi però la diffusione di ceppi resistenti rappresenta un vero e proprio problema sanitario. Di qui la necessità di isolare nuovi antibiotici prodotti da microorganismi fino ad ora non considerati.
In uno studio pubblicato sull’ultimo numero della rivista Cell, il dottor Fischbach, un microbiologo dell’Università della California, riporta l’identificazione di nuove specie batteriche che producono piccole molecole con potenziale importanze farmacologica.
La cosa sorprendente è che queste specie batteriche vivono normalmente nel nostro corpo.
I ricercatori hanno studiato il microbioma di 242 volontari sani e sequenziato l’intero genoma di 2.340 specie microbiche differenti, la maggior parte non descritte precedentemente. Una complessità che sottolinea quanto ancora dobbiamo imparare sul mondo che ci circonda. Il genoma è stato poi analizzato con un programma bio-informatico sviluppato dagli stessi ricercatori che ha permesso di identificare circa 3000 gruppi di geni per la produzione di piccole molecole con un potenziale utilizzo farmacologico.
Per mostrare il potenziale valore medico di questi geni, il dottor Fischbach ha deciso di studiare più in dettaglio quelli presenti nel Lactobacillus gasseri, un batterio che fa parte della normale flora vaginale. In questo modo ha dimostrato che il Lactobacillus produce una molecola con attività antibiotica che è stata chiamata lactocillin. Questa è risultata simile ad un antibiotico scoperto di recente dalla compagnia farmaceutica Novartis e ora utilizzato in studi clinici.
Il messaggio che emerge dal lavoro è che il microbioma umano può essere una fonte molto ricca di principi attivi precedentemente sconosciuti.
Una scoperta sorprendente. Il Dr. Fischbach sospetta che i batteri producano quantità minime di antibiotici per evitare che il loro ambiente venga colonizzato da altri batteri, ad esempio nocivi per l’organismo. I microorganismi utili si sarebbero adattati a vivere dentro di noi per milioni di anni producendo composti in grado di prevenire infezioni e non tossici per il nostro organismo. Insomma una vera e propria lotta biologica che contribuisce a mantenerci sani.
Progetti analoghi vengono portati avanti anche in Italia. Ad esempio nel CNR è attiva una linea di ricerca presso l’Istituto di Biomembrane e Bioenergetica di Bari che si occupa di studiare con tecniche di sequenziamento e analisi bioinformatica la complessità del microbioma in funzione dello stress.
Le potenziali ricadute biotecnologiche di queste scoperte sono evidenti. Ma ancora più evidente è il fatto che nulla di questo sarebbe stato possibile senza la ricerca di base. Investire in ricerca vuol dire dare risposte a problemi importanti dell’umanità e creare nuove possibilità di lavoro. Una cosa che i nostri governanti dovrebbero tener presente sempre. Soprattutto in questi anni.